Kafka Sulla Spiaggia – New Beat
Murakami è uno dei maggiori scrittori giapponesi moderni, è anche un grande amante della cultura occidentale. I suoi gusti spaziano dai Rolling Stones a David Lynch, da uno dei suoi romanzi più famosi prendono il nome i “Kafka sulla Spiaggia“.
La band napoletana si è formata nel 2011 e con “New beat” hanno dato alle stampe nel 2016 il loro primo album con la Octopus Records diretta da Giuseppe Fontanella, già apprezzato membro fondatore dei 24 Grana.
“Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l’andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo… Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu.”
Così parla nel libro da cui prende il nome la band, Murakami, e così potrebbe raccontarsi anche l’album “New Beat“, ricco di mille variazioni e privo di punti di riferimento, e allo stesso tempo così fedele all’immagine del gruppo che gli ha dato vita.
Questo disco segue l’ep d’esordio del 2013 “Il marinaio spiegò le vele al vento, ma il vento non capì” in cui già si intravedevano alcuni dei tratti che caratterizzano il suono della band capitanata da Luca Maria Stefanelli. Si perché è proprio al loro sound mai uguale canzone dopo canzone che deve il titolo il loro nuovo album. New Beat è infatti una delle definizioni date da un fan durante uno dei live della band.
L’album è un melting pot di tematiche e generi. Il tratto distintivo è la melodia che è sempre tenuta nel mirino, anche durante alcune divagazioni strumentali che spesso rischiano di far perdere la bussola alla normale forma canzone e che in alcuni episodi come ‘Foca‘ riescono a dare quel senso di imprevedibilità che contraddistingue tutto il disco. Quello dei KSP è un album pieno di colori, a lunghi tratti surreale. Ad esempio nel loro singolo di lancio sembra di vivere in un film di animazione della Pixar, in una città abitata da animali che vivono in maniera assolutamente antropomorfa.
Uno dei punti di forza è di sicuro il cantato, Stefanelli infatti, con i suoi falsetti, supportato dai cori del resto della band, riesce a portare l’ascoltatore in posti lontani dalla confusione come un pilota d’aereo riesce a portare i propri passeggeri salendo di quota fin sopra il livello delle nuvole, dove non esistono temporali e il viaggio risulta essere un’esperienza totalmente diversa.
L’album scorre leggero e canzoni come ‘Nessun’altra‘ meriterebbero di diventare un tormentone estivo. Ad affiancare Luca ci sono Nikkio del Vecchio e Pierluigi Patitucci alla sezione ritmica e dulcis in fundo Giorgio Migliaccio alias “Gioia di Vivere” alla seconda chitarra. Chi ha avuto a che fare con questo quartetto sa che il perno attorno al quale gira tutta la giostra dei Kafka è l’alchimia degli elementi, che poi è il segreto di ogni gruppo che vuole fare strada. I testi e le atmosfere dell’album rispecchiano le interazioni dei componenti della band.
‘Come Va‘ è l’ennesimo episodio felice di questo album che più avanti con ‘Savendi‘ tira il freno e apre a scenari rarefatti, proprio come se il pilota avesse superato le nuvole e deciso improvvisamente di rallentare per affacciarsi al proprio oblò, godersi il panorama sfruttando la forza d’inerzia.
I Kafka sulla spiaggia si inseriscono a pieno titolo nel solco del nuovo cantautorato italiano, ma da quella tradizione non prendono una delle maggiori zavorre, ovvero quella di doversi caricare sulle spalle la responsabilità di cambiare il mondo, il loro modo di scrivere li colloca a metà strada col pop seguendo un percorso per certi versi anticonvenzionale. ‘Canonico‘ ad esempio ricorda per struttura ‘Rette parallele‘ di Dente, canzone dai due volti che parte in Italia e termina in Sud America.
“New Beat” è un piccolo caleidoscopio di belle canzoni, oneste e dirette, senza la paura di essere delicato. A tratti prova a fuggire lontano attraverso suite strumentali che lasciano intravedere architetture più grandi, ma fino a quando riusciranno a conservare la leggerezza il quadro che si vedrà dal loro oblò meriterà sempre il prezzo del biglietto.