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Joe Jackson – Fool


Sono passati quarant’anni da quando a gennaio del 1979 uscì “Look Sharp” di Joe Jackson.
È stato il battesimo per questo alfiere del trasformismo che nella storia della musica del Novecento è difficilmente catalogabile all’interno di un contesto preciso.
Pochi sono gli artisti in grado di percorrere strade segnanti così diverse e definite.
L’esordio dai riflessi punk per poi attraversare i canali grandi del pop elaborato sino all’elettronica e agli omaggi jazz e d’autore alla Cole Porter in ‘Night and Day‘.

Certamente parliamo di una carriera lunga che ha ha attraversato l’epoca del vinile e del Cd, caratterizzata da ottime produzione e altre decisamente meno all’altezza.
Eppure questo percorso, apparentemente tortuoso sembra essere arrivato a una ottima sintesi con questo “Fool”.
Album a tinte forti, di solamente otto tracce come i vecchi dischi, ma con una impronta che ci riconsegna dopo otto lustri un Joe Jackson maturo in grado finalmente di confrontarsi anche con gli odori in voga oggi nel panorama musicale.
Un rock ibrido strutturato con richiami ai suoi amati anni quaranta nelle atmosfere più soffuse.
Per realizzarlo si è affidato così alla chitarra di Teddy Kumpel, alla batteria di Doug Yowell e al basso di Graham Maby nella classica formazione a quattro.
Così negli otto pezzi che riempiono vigorosamente i quaranta minuti del disco (mai come stavolta la locuzione è adatta) i richiami alle atmosfere degli Steely Dan e di Donald Fagen sono chiari (‘Friend Better‘).
Jackson gioca a fare il Paul Weller nella bellissima ‘Alchemy‘ per poi cambiare e tornare sulle atmosfere di ‘Night and Day‘ in ‘Dave‘.
L’album si lascia dunque scoprire e ascoltare tutto d’un fiato.
Jackson, dunque, conferma le sue doti da runner della musica pop, alfiere di un passato sempre in grado di sfidare la contemporaneità.
Testi graffianti e polemici e musica capace di crearsi una via autonoma dalle parole che accompagna; a volte contraddittorio (ma nel senso hegeliano del termine), laddove ciò che sembra negativo diventa una sfida all’ artisticamente scontato.
Insomma, un artista da seguire lungo la strada, per capire non solo dove ci porta ma anche per ricordare a noi stessi da dove si viene.

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