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James Vincent McMorrow - We Move

James Vincent McMorrow – We Move


Anticipato a luglio dal singolo ‘Rising Water’, il 2 settembre 2016 è uscito per la Believe Recordings ”We move”, il nuovo album di James Vincent McMorrow.

Nato a Dublino nel 1983, McMorrow propone ora il suo terzo album in studio dopo il successo di “Early In The Morning” del 2010 e di “Post Tropical” del 2014.
”We move” è un lavoro composto tra Barcellona, Los Angeles, Toronto, Londra e Dublino, con la collaborazione e la produzione di Nineteen85 (Drake), Two Inch Punch (Years & Years), Frank Dukes (Kayne West) e Jimmy Douglass (Timbaland).

Il suo è un folk morbido e disteso, intriso di un senso di spumeggiante leggerezza che si adagia su dieci tracce.
La prima di queste è proprio ‘Rising Water’, brano quasi catartico per il suo ritmo ondeggiante con un testo legato ad un amore perduto.
‘I Lie Awake Every Night’ 
è un brano delicato, in cui l’autore affronta l’argomento del disordine alimentare legato alla sua infanzia, ed è un esempio del fatto che James Vincent McMorrow abbia registrato un disco ”specchio”, rispetto al quale ha infatti dichiarato di rivedere in ogni brano sé stesso, in ogni nota e in ogni verso.
È ancora tenue il sound di ‘Last story’ mentre si innalza il ritmo su ‘One Thousand Times’, per poi tornare ancora ad un brano musicalmente soft come ‘Evil’, che racconta le conseguenze di una visione del mondo diversa da quella altrui.
Si parla di tenere i piedi per terra in ‘Get low’ mentre ‘Killer whales’ non ha solamente un nome a tema marino: ascoltandola si riscontra la sensazione di trovarsi ad osservare l’oceano, con una brezza gradevolissima ad accarezzarci i capelli.
I cori di ‘Seek Another’ donano eleganza ad un altro brano che non si direbbe appartenere al folk irlandese quanto invece ad un r’n’b dal gusto pop americano.
Piano e voce introducono l’ascoltatore all’iridescenza di ‘Surreal‘, per poi lasciare che “We Move” si chiuda con i riflessi intimistici di ‘Lost angles’.  

Termina così il viaggio geografico, mentale ed emozionale di un disco che si comprende nella sua essenziale volontà di porsi come una reazione di James Vincent McMorrow al proprio lato oscuro, che viene quindi accettato e posto a simbolo di una confortante e, all’opposto, luminosa rinascita.

 

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