J Mascis – Elastic Days
J Mascis è uno di quegli artisti che non ha bisogno di presentazioni.
Parlano per lui i dischi che negli anni ha sfornato con i Dinosaur Jr ed anche nella sua lunga carriera solista.
“Elastic days” è infatti il suo il terzo album in studio solista, non considerando i live ed i dischi di The Fog e Dinosaur Jr prodotti interamente da lui.
Dal primo “Martin + me” del 1996 ad oggi ne è passata di acqua sotto i ponti ma la penna di J Mascis non sembra aver perso la vena compositiva che lo ha reso un vero e proprio personaggio di culto nel mondo della musica indie rock americana e mondiale.
A partire dalla canzone che apre l’album, ‘See you at the movies‘, appare subito chiaro che nei quattro anni che separano questo lavoro dal precedente “Tied to a star”, il nostro J non ha perso minimamente smalto.
Un disco che alterna folk, indie rock e cantautorato in continua evoluzione, capace di trovare soluzioni vocali e strumentali sempre nuove pur rimanendo sempre fedele alla sua cifra stilistica.
Non si è risparmiato per nulla J Mascis, mettendo insieme dodici brani in cui ci sono pochissimi cali d’intensità e in cui la qualità viaggia sempre sopra la media.
Un artista che dagli anni ’80 ad oggi è stato capace di influenzare schiere di musicisti col suo modo di suonare e che in questo album riprende i modelli classici che lo hanno sempre ispirato, a partire da Neil Young.
“Elastic days”, a cui hanno collaborato anche Ken Miauri e Pall Jenkins, è un disco intimo in cui più volte cadono le barriere tra compositore ed ascoltatore, è il caso della tripletta composta da ‘Web So Dense‘, ‘I Went Dust‘ e ‘Sky is all we had‘ ma che poi sa accelerare in brani come ‘Picking out the seeds‘.
Lo stile inconfondibile del manico dei Dinosaur Jr impregna tutto l’album che non lascia respirare, J Mascis mette insieme una dozzina di potenziali singoli nel suo stile lo-fi, fatto di chitarre curate.
Di fingerpicking che si alternano ad assoli poderosi, vedi alla voce ‘Drop me‘.
Un po’ come i giorni elastici di cui si parla nel titolo così nel disco c’è un movimento a fisarmonica, una metafora di questa società che si affanna alla rincorsa di qualcosa che è difficile da afferrare e che poi si lascia andare distrutta su un divano di sera per tirare il fiato.
Così l’album del musicista dai capelli d’argento ci porta attraverso i molteplici stati d’animo di chi in modo vigile cerca di dare un senso alla realtà che lo circonda senza allontanarsi dal trambusto ma senza nemmeno farsi ingurgitare da questa vita che ci vorrebbe elastici all’infinito.