Ian Gillan & The Javelins – Raving!
Pezzo di bravura puro che chiude un cerchio o in qualche modo lo riapre.
Stiamo parlando di Ian Gillan, cioè un monolite della storia del rock, che prese in mano i Deep Purple trascinandoli dai fumi della psichedelia del loro primo cantante Evans sino a farli esplodere tra le fiamme di un hard rock che li ha consegnati all’eternità.
Gillan, la voce potente che spacca il cielo tra le flessuose note di Blackmore.
Qui lo troviamo in qualche modo gigioneggiare o allenarsi per come lo abbiamo conosciuto noi in questi anni.
I Javelins sono stati la sua palestra a inizio carriera che lui ha ripreso saltuariamente nel corso degli anni fino a decidere di rimetterli in studio l’anno scorso.
Ora il mercato discografico decide di riappropriarsi di queste piccole gemme anni sessanta che Gillan fa sue, spersonalizzandole dall’immagine mitica di frontman dei Deep Purple.
La sua voce potente qui sembra ritrovare quasi quel pudore post-adolescenziale alla Simon & Garfunkel.
C’è la freschezza di quel sound che negli sessanta fece la fortuna di band come gli Yardbirds o dei primi Beatles.
Gillan e la sua band giocano meravigliosamente con gli arrangiamenti senza stravolgerli, producendo un suono fresco e sempre pulito.
Ottimo risultato che fa pensare.
Cosa?
Magari a qualcuno operazioni del genere possono somigliare a strizzatine d’occhio a un certo passato musicale sempreverde.
In realtà dietro si nasconde molto: e cioè l’idea che il rock rimane qualcosa di semplice e diretto.
In fondo arrampicarsi su note impervie come ‘Child in Time‘ ha avuto lo stesso stacco empatico di cantare il mood di ‘Too much monkey musinness‘, ‘Can I get a witness‘, ‘Poison Ivy‘, ‘You really got a hold on me‘, ‘Roll over Beethoven‘.
Gillan non ha bisogno più di mettersi alla prova, piuttosto di ritrovare i semi della sua carriera che si è costruita tutta su una voce tanto potente ma tanto capace di sapere stare su tutti i livelli che il rock ha espresso dagli albori.
In fondo un insegnamento che da Elvis in poi non è mai decaduto.
Ciò che rimane dopo l’ascolto è che neanche la polvere del tempo può nulla laddove voce e note trovano una composizione e un abbraccio tanto sinuoso e naturale.