Iacampo – Fructus
”Ed ho un rimedio per il male dai una voce al tuo dolore, è il solo metodo che ho…”
“Fructus”, l’ultimo album di Marco Iacampo, va a chiudere in qualche modo una trilogia iniziata con “Valetudo” nel 2012 e continuata con “Flores” nel 2015.
Il suono del cantautore veneto ha compiuto tutto il giro finendo per completarsi in questo album che racchiude in pieno l’anima dell’artista. L’abilità di Iacampo sta nel non avere un’etichetta, nel percorrere strade parallele alle vie maestre. In qualche modo la sua musica è fatta di una ricerca spasmodica dell’essenzialità I testi e le musiche dell’album, affidate a collaboratori del calibro di Leziero Rescigno (La Crus, Amor Fou) e Gui Amabis, artista e produttore brasiliano spaziano dagli arrangiamenti più pop concedendo più di un riferimento all’ascoltatore, passando per il tango di ‘Riva’ e le atmosfere quasi sudamericane de ‘I demoni’, fino alle ballate come ‘Fiore di Campo’ ed ‘Anni Luce’ che chiude il disco spogliando la canzone di ogni inutile sovrastruttura per puntare dritto al cuore di chi canta ma soprattutto di chi ascolta. Tutto il disco, pur muovendosi su vari generi contiene una linea maestra ben definita, si lavora per sottrazione non lasciando nessun suono e nessuna parola al caso, sembra tutto rilassato e svizzero allo stesso tempo, è un po’ la sensazione che resta quando si assiste ad una ricerca ben fatta.
In un panorama musicale dominato dal ritorno agli anni ’80 con “Fructus” sembra di viaggiare in direzione ostinata e contraria, tagliando in due le correnti in modo trasversale, lasciandosi guidare dalla sensazione di avere tra le mani un disco ricco di significati. Il difficile è essere semplici e Iacampo nel suo ultimo lavoro è riuscito a trovare il modo di proporre sonorità nuove, spaziando dagli echi brasiliani fino al cantautorato più caldo, che rimanda al primo Mario Venuti senza per questo disdegnare l’utilizzo dell’elettronica. Un suono caldo che proviene dal Veneto, con riferimenti al sole, ai frutti della terra che poi diventano i frutti delle relazioni umane, dove solo con l’attenzione, il lavoro ed il tempo si possono raccogliere soddisfazioni alle proprie fatiche. “Fructus” inteso come tentativo di riavvicinarsi all’essenza della vita, come un ritorno a madre natura. ‘Nature is the law’, declinato in undici brani che abbracciano una seruie di ambientazioni diverse ma non dissimili tra loro. Così viene coltivato un album fino a farlo crescere, canzone dopo canzone. A partire dal primo singolo ‘La vita nuova‘ che dopo qualche secondo pare rimandare a ‘La linea d’ombra‘ di Cherubiniana memoria per poi prendere una vita propria.
“Fructus” è un disco che non vuol fare del male, o forse in qualche modo si. Ci si chiede infatti se questa ricerca nei testi, questa linearità compositiva non possano essere patrimonio condiviso della produzione musicale italiana, e ci si lascia con l’idea che invece siano un gran bel vestito che porta solo le iniziali di Marco Iacampo e che difficilmente potrebbero apparire così calzanti su altri musicisti.
In ‘Le mie canzoni’ sembrano far capolino anche ritmiche indiane, per un racconto dedicato alla potenza delle canzoni, come bussole per traghettare chi le ascolta e chi le scrive fuori dalle proprie notti buie o in salvo dalle tempeste che ognuno di noi ha dentro si é.
“Ho lasciato che le mie canzoni facessero il temporale/ Ora voglio che le mie canzoni mi portino via dal mare”
I ritmi del disco, seppur di matrice cantautoriale, sono serrati, in brani come ‘Così buono’ e ‘Un giorno splendido’ si apre e spalanca le finestre verso un giardino ricco di colori e sapori diversi.
L’album si chiude con ‘Anni Luce’, vero e proprio gioiello del disco, una ballata intima impreziosita dalla profondità della voce di Iacampo. Si lavora per sottrazione si diceva prima, cercando di togliere sovrastrutture inutili tanto di moda in molti dischi odierni. Qui invece vengono fuori la voce, il cuore ed una chitarra. Una miscela che può far emergere solo canzoni degne di questo nome, come ‘Anni Luce’ appunto, e più in generale rendono importante un disco ricco di colori, suoni e sensazioni che esplorano l’animo umano come in un caleidoscopio chiamato “Fructus”.