Hero Shima – Hero Shima
Sul finire del 2014 a Prato, dall’unione di 3 giovani musicisti – Cristiano Poli (già Secret Sight), Federico Valente e Andrea Spagnesi, nascono gli Hero Shima, gruppo dalle chiare influenze punk/indie/new wave, che ho già avuto modo di apprezzare durante un live di qualche mese fa.
La loro idea di musica è stata impressa in 4 brani contenuti nell’omonimo Ep autoprodotto.
Quest’opera prima è stata registrata in presa diretta e mixata in analogico, per non sovrastrutturare il progetto e conferirgli un po’ di quella magia che ha il suono del passato.
L’esordio della band già dal primo ascolto conferma la sensazione che avevo avuto durante il live (report della serata qui), ovvero un progetto ben definito ed un’esecuzione matura dei brani proposti, bella sorpresa per una così giovane formazione.
Il trio chitarra/tastiere, basso e batteria potrebbe sembrare lo scimmiottamento dei maestri del genere, in primis Interpol ed Editors, ma in realtà ad orecchio attento regala molto di più, soprattutto grazie alla convulsa vena punk che si sovrappone allo stile new wave e che rende il genere più accattivante, spogliandolo da quella monotonia sempre presente dietro l’angolo quando ci si inoltra in queste sonorità.
Registrato e mixato al The Folsom Prison Recording Studio (Prato) da Martino Mugnai ed Emanuele Braca, masterizzato da Tommy Bianchi al White Sound Mastering (Firenze), l’Ep sembra non avere un reale filo conduttore stilistico.
Nei 4 brani che lo compongono si sentono infatti diverse influenze e sicuramente il trait d’union va ricercato nella stesura dei testi minimali, ironici e sospesi tra realtà e immaginazione.
Particolare degno di nota la timbrica vocale di Cristiano Poli che nulla sembra aver da invidiare, in merito a sonorità vocale, al più famoso Paul Banks.
“Hero Shima” si apre con ‘The Game’, brano dal sapore post-punk che strizza l’occhio alla new wave, con la batteria in primo piano a dettare i tempi che basso e chitarra inseguono freneticamente.
Come nella migliore tradizione punk, anche il cantato qui è dritto, asciutto e scarno di virtuosismi.
A non smorzare troppo i toni energici del primo brano segue ‘Rockfeller’: in questo caso è il riff del basso che regna sovrano, anche se nel corso del brano accenna un dialogo verso le taglienti note di chitarra. Gli ultimi due pezzi dell’Ep diventano più cauti e rilassati.
All’inizio di ‘Disgrace’ è ancora una volta il basso ad essere protagonista ricordano a tratti le dinamiche di Peter Hook (Joy Division); sul finale l’assolo di chitarra grezzo dai sapori più distorti conferisce al brano una nuova chiave di lettura rendendolo più contemporaneo.
La chiusura del disco è affidata al brano, forse più distante stilisticamente parlando, dai tre precedenti e a mio avviso più maturo.
‘Beachfront’ catapulta l’ascoltatore in una scena di un film di Tarantino, ma anche sulle spiagge californiane degli anni ’60. Particolarmente apprezzato l’uso del synth, che rifinisce il suono ma non diventa eccessivamente protagonista.
Il progetto proposto dal trio pratese non sarà il massimo dell’innovazione, ma è sicuramente un ascolto piacevole ed interessante: la bella musica, del resto, non è per forza sempre quella che propone assolute novità.
Gli Hero Shima sono un gruppo da tenere sotto controllo, perché pur essendo una formazione giovane fanno subito capire l’impegno, la dedizione e la competanza nell’assemblare i suoni.
Inoltre, avendo già avuto la possibilità di ascoltarli dal vivo mi permetto di aggiungere che la performance live regala ulteriore energia ai brani proposti.