Half Waif – The Caretaker
Un album dalle tinte armoniose ed eteree, un lavoro nel quale Half Waif sembra aver voluto aprire il proprio cuore, per condividere pensieri e sentimenti di una purezza disarmante.
Riflessioni sulla solitudine, canzoni sull’essere umano, dediche verso l’importanza del saper amare.
Pubblicato due anni dopo “Lavender”, “The Caretaker” è il nuovo disco di Half Waif, uscito per l’etichetta Anti-.
Nandi Rose, vero nome della cantautrice americana, racconta in undici brani emozioni, speranze e dolori che l’anno accompagnata e portata ad essere la donna che è oggi.
La prima traccia, ‘Cloud Rest‘, è un brano dal ritmo delicato.
Epico e leggero come una nuvola, lo si ascolta immaginando un cielo infinito e pieno di nuvole che, appunto, riposano.
‘Siren‘, al contrario, racchiude beat contaminati dall’elettronica.
È un brano nel quale si parla di dolore che diviene sentimento condiviso, con l’intento di spronarci a non farci chiudere in noi stessi.
Half Waif canta piano, quasi lo sussurra: «Your pain is mine to know, let me again».
Una chiacchiera quotidiana segna la traccia successiva, ‘Ordinary Talk‘, il canto di una donna innamorata che soffre dopo aver perso quell’amore.
Bisognerebbe cercare di essere migliori, questo almeno è il suggerimento nascosto tra le strofe del brano.
C’è della sperimentazione a livello sonoro, e qui si percepisce l’influenza di band come i Radiohead.
Lo stesso senso di quiete coscienziosa e un messaggio similare si muovono lungo le note di ‘My Best Self‘.
In questa canzone spicca la presenza del pianoforte accompagnato dai cori.
Un viaggio emozionale che in ‘In August‘, canzone corredata da domande, esprime delusione – «You’ve broken your promise, what does that say about you?».
‘Lapsing‘ è una parentesi totalmente strumentale mentre ‘Halogen 2‘ è un esperimento a più dimensioni, forse il brano più pop che si incontra in “The Caretaker”.
Subito dopo si torna alla delicatezza di ‘Blinking light‘, dove la luce è quella di un futuro che acceca e confonde.
La ballata che porta il nome di ‘Brace‘ sceglie la via dell’introspezione – ancora una volta direi – e Half Waif mantiene la linea anche sulla penultima traccia di questo album.
‘Generation‘ narra il crescere ed invecchiare, lo scorrere della vita – e la cosa importante è compiere ogni passo con grazia, cercare di essere una persona migliore asciugando le lacrime che si verseranno lungo il cammino.
A chiudere è ‘Window Place‘, una finestra su altre possibilità di viaggiare con la musica.
La cantautrice sceglie ancora la dolcezza e l’estrema cura del suono, intrecciando metafore sui sogni e luci che fanno da guida, disegnando il posto nel mondo che ognuno di noi dovrebbe rintracciare.
«It’s hard to believe but I’m finding my way» canta Half Waif, e chissà se noi alla fine troveremo a nostra volta il nostro percorso.
La musica di Half Waif si lascia assorbire dalla pelle come farebbe un profumo: è delicata ma nasconde una lunga ricerca di note. Contrastanti e difficilmente distinguibili, che unite tra loro creano una fragranza unica.