Guillaume Perret & The Electric Epic – Open Me
La seduzione sotto forma di musica. Più precisamente di un magico sax d’oltralpe. Accompagnato da un eclettico trio, degno esempio di jazz rock contemporaneo. Un signor disco, allucinato, visionario, eclettico ed esplosivo.
Al sassofono c’è quel Guillaume Perret, fiore all’occhiello della scena jazz francese, sempre pronto a sperimentare, un autentico John Zorn europeo (tra l’altro, l’etichetta discografica è proprio quella del poliedrico musicista statunitense e il suo zampino si avverte moltissimo). Seguito dalle note distorte de The Electric Epic, alias Jim Grandcamp alla chitarra, Philippe Bussonnett al basso e Yoann Serra alla batteria. Un mix letale che prende con forza i canoni tradizionali del jazz e li strapazza, aggiungendo decise sonorità rockeggianti ed evocando surreali atmosfere fantascientifiche. Un disco che cattura e che tiene inchiodati alla sedia dal primo all’ultimo brano. Un lavoro morbido e vellutato ma anche impetuoso e pieno di improvvise variazioni e cambi di marcia.
Dall’ipnotica Brutalum Voluptuous, un deciso incontro tra jazz, rock e rumorismo con tormentate voci alterate nel mezzo e accenni bop, alla penetrante e divertente Irma’s Room, coinvolgente traccia cibernetica e teatrale in cui il sax di monsieur Perret assume a tratti viscerali toni acidi e a tratti sfumature tremendamente suadenti, dall’intenso noise-jazz di Mamuth, spezzatissimo pezzo dall’attitudine progressive, alle cupe scenografie dark di Doors in cui esplode il dolore di un limpido pianoforte, passando per la scarica d’adrenalina pura di Ponk e l’atteggiamento orientaleggiante di Shoebox, folle brano d’impronta prog-rock: Open Me è completo, curato nel particolare più piccolo, e costituisce da solo un capitolo musicale a parte, al di là dei generi. Un album crepitante energia in cui il trio e Perret comunicano senza interruzioni sulla linea.
Complicato, affascinante, accattivante e piacevole. Da ascoltare tutto d’un fiato.
L’essenza del nu jazz francese concentrata in un unico disco coronato dal sax coltraniano di Guillaume Perret.
Lasciatevi andare.