Gray – Sessantanove In Cerchio
Gray Renda è un veterano della scena rock italiana, non possiamo nasconderlo.
Fin dagli anni ’80 ha raccolto attestati di stima dai principali media nazionali rock e metal relativi a tutti i progetti di cui è stato protagonista, e proprio mentre la scena di Seattle stava emergendo, forte di un amore viscerale, Gray Renda sviluppava qualcosa di molto affine.
La voce di Gray colpisce già alla prima nota: forte, graffiante ed incisiva, proprio come le sonorità che caratterizzano questo disco dal nome alquanto bizzarro ma efficace, Sessantanove In Cerchio.
La sua voce richiama il soul di oltre frontiera, mentre la musicalità è tipica del rock più classic che però non si sofferma sugli stereotipi del già sentito e lascia una scia innovativa non indifferente.
C’è davvero molto di indie in questo lavoro ed è praticamente impossibile riuscire a non esserne catturati.
Sessantanove In Cerchio è un album partorito nel corso di diversi anni, frutto geografico tra l’Italia e Portland (Oregon), dove Gray si era trasferito per collaborare con diversi musicisti della scena locale.
Sofferto, ispirato, rabbioso o semplicemente malinconico, Gray esplora tutta la gamma delle emozioni e lo fa sempre con la massima intensità, talvolta diretto e senza giri di parole, talvolta lasciandosi raccontare con brani romantici e notevolmente mielosi, ma musicalmente ben strutturati, grazie all’ottimo incrocio tra chitarre acustiche ed elettriche.
Da tempo non mi capitava di imbarcarmi in un disco del genere e ne sono entusiasta: il lavoro è bello, seguito con maestria e colmo di un’energia che ormai credevo scomparsa.
Un disco maturo, pieno di finezze e consapevolezze , ed estremamente ricco e completo.
Da avere, assolutamente.