Gli Ebrei – Hai Mai Visto l’Alba?
L’ultimo degli Ebrei (da poco un trio) è figlio di un disagio sterile e malinconico.
Le tenebre ci invadono e le problematiche esistenziali ci affliggono: hai mai visto l’alba?
L’inizio di un nuovo giorno, mai così tanto sperato.
«Stanco di cancellare, di sbattere il muso, di reinventare, di ricominciare. Entusiasmo, sentimento vigliacco. Entusiasmo, sentimento bastardo. In attesa di un inverno gelido che ci addormenterà».
Un’anima tormentata dalle mille difficoltà, stanca per l’appunto, di affrontare una difficile esistenza.
Sottrarsi alle passioni, alle necessità, alla ricerca di una via di fuga: questa è Stanco, singolo in balìa di una crisi di identità in ordine alla frustrazione – le graffianti distorsioni e la voce accidentata rendono il tutto più reale e credibile.
Ma c’è altro da dire.
Esistono brani che riescono a catturare l’attenzione in modo particolare, soprattutto se in grado di catapultarti indietro con il tempo andando a colpire la memoria personale.
Parlo, ad esempio, di Mio amico mio, forse un involontario tributo ad Annarella dei CCCP avvolto nelle indomite distorsioni del grunge.
Registrato in lo-fi, ovvero bassa fedeltà, Hai mai visto l’alba? è un disco ricco di messaggi nascosti per scelta volontaria della band che aderisce al do-it-yourself, l’homemade (tutti termini che stanno ad indicare la libera iniziativa lavorativa all’interno delle mura di casa affidandosi a quel po’ che si ha tra le mani).
Cosa c’è di meglio di un disco registrato ‘male’ per descrivere una triste realtà?
Altra caratteristica del disco, già presente nel precedente disco Disagiami ma qui sviluppata ulteriormente, è la proposta di brani strumentali quali Pizza Man e Romantika, fedeli ad un vecchio punk menomato.
Guardando l’alba si sente la mancanza dell’ironia del vecchio disco, che lascia spazio ad un puro e gelido distacco.
Che dire?
Un disco tormentato, una pericolosa crisi di nervi.
Quante cose vorremo dire, fare?
Quante di queste in realtà restano chiuse in un cassetto?
Gli Ebrei ci raccontano la loro vita e pongono domande alle quali non sanno dare una risposta.