Gian Marco Basta – Secondo Basta
“Secondo Basta: dodici canzoni tragicomiche“: è così che si chiama questo secondo album ad opera di Gian Marco Basta, uscito l’8 gennaio 2016 per FonoFabrique.
Il cantautore bolognese esprime in dodici canzoni, racconti sottili ed ironici contemplanti il rapporto tra uomo e donna, ma anche temi come quello dell’avidità, della depressione, della mania per il gioco d’azzardo e dell’ambiguità sessuale, il tutto con lo stile unico del “cantattore” bolognese, che attinge nella sua opera tanto dal cantautorato italiano quanto dalla scuola del teatro-canzone.
Ascoltandolo, sembra quasi di sentire un incrocio un po’ più folk tra Jovanotti, Vinicio Capossela e Alessandro Mannarino: Gian Marco Basta è infatti un cantante-narratore, che riesce ad attirare la nostra attenzione con facilità e che posa la sua voce maschia su dei ritmi un po’ reggae, che ben si adattano a testi intelligenti e pieni.
‘Dandy Pub’ è una canzone sulla noia e sul cambiamento, in un confronto tra stagioni e fasi del mondo a volte avversi ed a volte anche belli e goduriosi; ‘Che insetto ti ha punto’ canta in modo ridente una gravidanza malcelata e la successiva lontananza dall’amica gravida.
‘Contanti’ mette sulla riga una serie di personaggi, con i loro pregi ed i loro difetti: ma il mondo è bello perché è vario, nonostante quel ”cuore a forma di salvadanaio” che rende i soldi la cosa più importante di tutte, rendendo insopportabili certi comportamenti.
La traccia numero quattro è ‘Artista Bonsai’ e narra di una solitudine triste, di una casa vuota e di un frigo per nulla riempito: il protagonista è un artista che sceglie la libertà alle complicazioni di un’esistenza ”normale”.
‘Una vita x la Snai’ è dedicata alle velleità di un sognatore ambizioso di una ricchezza irraggiungibile come la serenità di chi si lega in modo ossessivo al gioco, arrivando a soffrire di ludopatia; la Bologna dei suoi cittadini viene cantata, nella sua spigolosità, attraverso la traccia successiva, ‘Tole (Zikipapiku)’, ispirata anche ad incontri con belle spagnole tra note di pianoforte e canti d’amore in stile anni ’60.
Una voglia di partire ci inonda ascoltando ‘La corriera del mattino’ con richiami molteplici a personaggi famosi e non che passano per il mondo con passi accorti, trascinando storie e dolori di vario genere, immersi in quel traffico che riempe le strade della terra.
Si rialzano i ritmi in ‘Topicida’, ove la fisarmonica e gli altri strumenti ondeggiano sulla decisione di pianificare un omicidio attraverso un veleno per topi solo con l’obiettivo di ottenere un’eredità troppo attesa. Toni più dark aleggiano in ‘Depressione (tu sei il mio xanax)’ in cui il panico di un periodo storico imperfetto ed insicuro lascia abusare di termini indicanti patologie molto più concrete.
È buio ne ‘La fine del futuro’, che introdotta dalle note di un piano illustra la chiusura di un amore che non concede più la speranza di credere ad un domani che potrebbe, invece, essere pieno di luce, mentre si vaga per la strada in ‘Cerco casa’ modellata su quella ricerca di un certo sé stesso che appare introvabile.
‘Lucia delle notti’ chiude questo album così emozionante con un brano così malinconico da infiltrarsi tra le fibre di coloro che prestano esso l’orecchio, con l’immagine agrodolce di «uccelli ubriachi, dietro un arancia marcia».