Duranoia – Ep 2015
È uscita in questi giorni la decima fatica in studio dei Marlene Kuntz, “Lunga Attesa”.
Il disco è stato anticipato dal singolo ‘Fecondità’, accompagnato dal film “Complimenti per la festa”, e a chiudere il cerchio ci ha pensato un’iniziativa che ha coinvolto il web in maniera massiccia.
I MK hanno infatti pensato di divulgare il testo originale di ‘Lunga attesa’, ancor prima della pubblicazione del disco, dando la possibilità a quanti avessero voluto di arrangiare una propria versione del pezzo.
Apprezzabile iniziativa, a mio avviso, che ha dato modo a tante band di farsi conoscere.
Tra le tante versioni caricate su YouTube e Soundcloud mi sono imbattuto in quella dei Duranoia, band di Vigevano formatisi nel 2009.
La loro versione di ‘Lunga Attesa’ mi ha colpito perchè si discosta in maniera forte dalle ambientazioni soniche a cui i ragazzi di Cuneo ci hanno abituato ed è forte di un cantato a metà tra De Andrè e Guccini.
Deciso quindi ad approfondire la mia conoscenza sui Duranoia arrivo al loro “Ep 2015“.
Uscito a fine anno, l’Ep dei Duranoia contiene quattro pezzi.
Ottimo biglietto da visita senza ombra di dubbio, anche se un mini Ep è davvero troppo poco per capire le reali caratteristiche e intenzioni di una band.
Gli attuali Duranoia sono una formazione a quattro elementi che ha visto l’ultimo arrivo alla batteria, con Simone Crimi.
Il loro è un sano rock fatto di ottime chitarre, un bel cantato e una buona propulsione alla batteria.
‘Testo e a capo’, primo brano dell’Ep, è un’attacco frontale all’ascoltatore: ciò che cattura è in primis l’ottima qualità del suono, il testo ben curato, accattivante e mai banale, lontano anni luce dalle centinaia di testi asfittici e impenetrabili di colleghi più e meno blasonati.
‘Lieto fine’ è il momento meno spinto e più riflessivo del lavoro.
‘I racconti di Kety B.’ è un pezzo tesissimo e potentissimo in cui i Duranoia scatenano tutta la loro tecnica e la loro voglia di rock, dando libero sfogo ai loro strumenti in una corsa forsennata in cui le chitarre si rincorrono spalleggiate da una base ritmica davvero importante.
‘Agente arancio’ sembra essere un pezzo che fa storia a sé: certo, sempre ricercato nei testi e nelle metriche, ma sembra nato da una session diversa.
‘Agente arancio’ è cinque minuti di viaggio, rock alla Tool per intenderci, ma con un retrogusto di rock nostrano ben proposto e arrangiato.
Quello dei Duranoia è un Ep ben riuscito, dunque, che ben raccoglie l’eredità di un rock italiano osannato da tutti e mai dimenticato. Ha il cuore aperto al futuro e alle nuove sonorità.
Per il primo vero album in studio, dai quattro ragazzi di Vigevano ci aspettiamo solo un cambio di passo alle chitarre: c’è tecnica e talento è solo ora di mettere giù qualcosa di personale e fresco.