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DiLeo – Circensi

A due anni di distanza da “La nuova stagione”, il suo primo Ep, ritorna il cantautore salernitano DiLeo.
“Circensi” è il suo secondo lavoro discografico che conferma in pieno la vena compositiva intimista che avevamo avuto modo di conoscere col suo esordio.


Nel suo secondo disco il maggior numero di brani permette a DiLeo di muoversi ad ampio spettro all’interno di sonorità più sperimentali.
L’uso della chitarra acustica resta però, a mio parere, il suo marchio di fabbrica.
Quelli di Carmine, nome di battesimo di DiLeo, sono album che non hanno bisogno di urlare: la voce qui viene usata come uno strumento dalla forte connotazione evocativa.
I testi e gli arrangiamenti si appoggiano su un’impalcatura silenziosa che fa da contraltare al rumore.
Come se il silenzio fosse una componente importante, tanto quanto il cantato all’interno dell’universo musicale di DiLeo (vedi alla coda strumentale di ‘dal ‘).

Il disco è stato anticipato dal singolo omonimo, un brano intenso in cui il cantautore affronta subito quello che è il tema di fondo del disco.
I circensi siamo noi che ci muoviamo in equilibrio tra i ricordi e il presente, oscillando tra quello che è stato e ciò che sarà.
Il tempo che passa è la costante delle canzoni che oltre al tempo indagano anche i luoghi della nostra memoria.
L’album è stato prodotto da Daniele Amoresano (che ha anche suonato il basso nell’album), DiLeo e Bruno Tomasello – di quest’ultimo sono sax e fiati mentre alla batteria troviamo Carlo Maria Graziano.

«È stato meglio così, coprirci con le mani gli occhi
Per non guardare lontano, fingendo di essere vicini»

Le relazioni vengono dietro a questi capisaldi piantati nell’album dal cantautore salernitano.
Il disco esce per Dissonanze Records e, rispetto al primo lavoro, lascia definitivamente l’uso del napoletano, protagonista di alcuni brani dell’Ep.

Eri bella davvero‘, titolo che richiama alla mente Motta, è una ballata che porta alla luce l’autore; uno dei brani in cui i sentimenti salgono in superficie riportando con loro anche i ricordi, di certo uno dei momenti migliori del disco.
Pelle‘ è uno dei pezzi in cui si sperimenta maggiormente, inserendo anche un’elettronica calda al tatto.
La sezione ritmica ed i fiati si muovono su ritmiche assimilabili al jazz rendendo il brano una suite davvero molto interessante.
Isole‘ si innesta nel filone aperto da ‘Eri bella davvero‘ ma rallenta il ritmo e la narrazione.
È una sorta di ninna nanna che ondeggia sull’arpeggio di chitarra, mentre ‘Immobili‘ presenta la novità del pianoforte con un ritmo incalzante.

Il disco si chiude con ‘Sete‘, altra ballata al pianoforte che ha il sapore di un esame di coscienza, come a chiudere il cerchio dopo aver visto la nostra vita scorrere davanti agli occhi.

“Circensi” chiede attenzione, è un album che rallenta il ritmo e dilata il tempo prendendosi lo spazio che merita.
I dischi, per chi ha ancora il coraggio di farli, invece di cedere al mercato dei singoli momentanei dovrebbero avere tutti queste caratteristiche.
La voce e l’attenzione ai particolari fanno il resto del lavoro.
In fondo, siamo tutti circensi con la speranza che il futuro si possa ancora afferrare, come un trapezio o una corda tesa un po’ più in là delle nostre mani.

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