Damien Jurado – Visions of Us on the Land
“Visions of Us on the Land” segna il ritorno alle scene di Damien Jurado, cantautore statunitense che con questo album firma il tredicesimo capitolo della sua discografia.
Dopo il capolavoro “Brothers and Sisters of the Eternal Son” del 2014 e “Maraqopa” del 2012, eccolo alle prese con un nuovo disco che in parte si discosta dalle precedenti produzioni per sonorità e liriche ma che va a concludere, al contempo, una trilogia perfetta.
Introspettico e visionario, oscuro ed illuminante, “Visions of Us on the Land” esce per la Secretly Canadian Records e contiene diciassette brani: un po’ tanti, a ben pensarci, ma all’ascolto l’album scorre senza intoppi arrivando invece ad instillare una certa dipendenza nell’ascoltatore.
Ben saldo alle tradizioni della West Coast, Jurado crea un’alchimia accattivante, in bilico tra le sonorità degli America anni Settanta e la modernità del cantautorato statunitense anni Zero.
Ad ispirarlo forse è stata l’aria di casa dal momento che il disco (prodotto nuovamente da Richard Swift) è stato registrato presso il “National Freedom”, studio di proprietà di Jurado presso una tenuta rurale in Oregon.
Poco importa, ciò che realmente conta è che questo lavoro ammicca alla scena indie internazionale facendo comprendere che non tutte le produzioni musicali con questo prefisso sono da bistrattare.
Un lavoro vasto e completo quello qui proposto, che porta il nostro cantautore a vagare per campi infiniti in una metafora – forse un po’ scontata – che altro non è se non il viaggio di crescita che si compie lungo il proprio cammino.
Sarà per la similitudine con la vita che scorre, ma i toni di Damien Jurado restano sempre leggeri e piacevoli, senza mai scadere in sonorità troppo melense o ripetitive.
Ogni brano ha una sua cornice ben definita e queste identità, specifiche e peculiari per ogni pezzo, fanno intuire le grandi ambizioni di questo artista di Seattle che ancora una volta ci ha dimostrato quanto possa essere grande la ricerca della perfezione.