Cumino – Pockets
‘Pocket‘ è il secondo album di Cumino, duo che nasce nel non lontano 2010 dall’incontro di due amici e musicisti provenienti da scenari musicali diversi: Luca Vincenzi (chitarrista ed esploratore musicale) e Hellzapop (all’anagrafe Davide Cappelletti, polistrumentista e producer).
Come egli stessi affermano, il loro sound trova le sue radici nella musica elettronica dei Telefon Tel Aviv e Jon Hopkins, nelle chitarre cinematografiche di Gustavo Santaolalla, nelle rarefatte atmosfere di The XX.
Con alle spalle un album, due ep e un mini tour di 15 date, i Cumino escono con la loro ultima fatica, autoprodotta e disponibile in free download sul loro sito.
È un lavoro quasi etereo, da loro definito «un’istantanea di una stagione, un paesaggio che scorre davanti e dentro, un qualcosa che osserva un sentimento profondo». Ed effettivamente non possiamo dargli torto.
Nove tracce che ti arrivano dritte al cuore, all’animo e liberano la mente verso paesaggi inimmaginabili.
La prima cosa che salta subito all’orecchio è l’onnipresente connubio tra chitarra, beat e synth che di brano in brano trova combinazioni diverse.
‘Atlas‘ apre la strada con una chitarra inizialmente timida, ma che poi prende forza ogni secondo sempre di più grazie ai battiti elettronici e al synth, in un crescendo che termina con un silenzio.
Con ‘Her‘ le atmosfere si fanno più delicate grazie alla chitarra acustica, e poi arriva ‘Fields‘ che ci innalza verso una sorta di misticismo.
I battiti danno il tempo e scandiscono la traccia quasi in maniera meccanica, ma come sempre lo strumento a corde è lì, e controbilancia la serialità del pezzo. Il viaggio prosegue con le note lunghissime di ‘Tangier‘, dove i riverberi potenti creano un’aria quasi cupa e misteriosa.
Siamo arrivati a metà strada e siamo sempre più curiosi di capire cosa ci stia aspettando: tendiamo l’orecchio e arriva ‘Two Spheres‘, che, come ci suggerisce il titolo, si alterna in due parti, una più melodica accompagnata da note di piano leggere ed eteree, e una più incalzante dove l’elettronica torna a fare il suo lavoro.
Con ‘Veins‘ e ‘Fixing Framents‘ i ragazzi sembrano voler sperimentare e osare molto di più con i synth. E senza neanche accorgersene, si arriva alla fine.
Chiudono l’album ‘Paseo‘ e ‘Snail‘, 2’36 di pura emozione.