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Cesare Livrizzi – Milano non contiene amore


Cesare Livrizzi è un cantautore di origini siciliane ma da alcuni anni trapiantatosi a Milano.
Una città che magari può sembrare dura, ma che sembra avergli dato molto, oltre ad avergli suggerito una qualche idea per il titolo di questo nuovissimo album: “Milano non contiene amore”.

Il disco, pubblicato l’11 novembre 2016 per Orphans Records, ha avuto una genesi che si è mossa e che ha viaggiato in varie parti della penisola, da Firenze, in cui si è realizzato il primo giorno di stesura, a Bologna, che come seconda tappa è stata la prima meta realmente musicale e alla quale è seguita quella vissuta nelle campagne di Brescia e che ovviamente si affianca alla sempre presente Milano.
La composizione di ”Milano non contiene amore” segue quindi le orme di un viaggio, durante cui si incontrano tanti amici.
Amici come quelli che con Livrizzi hanno lavorato per la creazione di questo lavoro, da Marco Parente a Vincenzo Vasi, da Valeria Sturba ad Alessandro “Asso” Stefana, che con il cantautore hanno potuto dare una direzione ed una forma concreta a queste canzoni, spesso composte con chitarra e voce e poi affilati con slide e altri strumenti a corda.

Come secondo album di Cesare Livrizzi, pubblicato a cinque anni di distanza dal suo album d’esordio “Dall’altra parte del cielo”,  il disco di cui stiamo trattando forse va oltre, toccando temi diversi, talvolta estremamente forti, come quello dell’eutanasia, cantato nel duetto con Roberto Dell’Era (Afterhours) in ‘Finito il male’.

“Milano non contiene amore”, frutto di un desiderio e di un percorso durato cinque anni, si apre con la dolce ‘Due Petali’.
Malinconia e ritmi lenti ci rendono quasi assuefatti nella concentrazione di un racconto in cui viene descritto l’amarsi e la sua intrinseca violenza.
La title track è molto più rock e più cadenzata ed è dedicata a questa città così bella ma così algida e distante, che lascia le anime infrangersi e che le guarda perdersi, indifferente ma da un lato incapace di far perdere del tutto le speranze ai propri ammiratori.
Da tre mesi’ sembra una danza lenta su chitarre dal gusto folk, il cui timbro deriva dalla mano di Asso e che ben si adagia su un testo ricco di dolci speranze.
Gocce che scavano profondi solchi sono le note e le parole che compongono ‘Finito il male‘, la quarta traccia del disco, che come già detto in precedenza tratta un tema difficile, quello dell’eutanasia; con Dell’Era ai cori e al basso, il pezzo si fregia inoltre di una batteria ascendente che dà un senso ancora più commovente  ad un brano potente e per nulla banale.
Il tema di ‘Single vista bagno‘ è invece diverso e racconta la giornata media di un impiegato disperato, giunto alla constatazione del fatto che la propria situazione è solo quella di essere una «cavia a questo mondo» e deciso quindi a cambiare rotta.
Il Cambio‘ è caratterizzata da atmosfere sospese e sensuali, un testo ironico e sempre molto ricco di immagini suggestive e da fraseggi di chitarra d’ispirazione blues rock, simili a quelli contenuti in ‘In alto i medi‘, che un pò riprende lo stile alla Edoardo Bennato e graffia con lirismi ribelli.

Sembra un brano da falò sulla spiaggia ‘Respira‘, che parte con una chitarra dolce, che procede in levare e che pian piano va ad accompagnarsi alle costruzioni messe in opera da un elegante violino, strumento che ha come protagonista anche in ‘Con un Bue in Stomaco (Rumori di Fame)‘, una canzone divertente e spiritosa su un desiderio incontrollabile.
Nostalgica e dalle note carezzevoli, ‘Teresa e il Mare‘ chiude il disco narrando di una ragazza che guarda il mare, lasciandoci con l’immagine toccante di un incessante muoversi di onde che si stagliano in modo immenso e implacabile, sulla stanchezza di un’estate finita, come una speranza ormai arresasi.

”Milano non contiene amore” è un disco che invece di questo sentimento è ricolmo, anche mentre straborda di influenze stilistiche decisive, come quella di Lucio Dalla, che presenzia in modo spirituale, passando per le collaborazioni che impreziosiscono ogni traccia, come quella con Marco Parente, produttore artistico del disco e guida stabile nell’arrangiamento dei brani, come quella con Vincenzo Vasi e Valeria Sturba e come il contributo di Alessandro Asso Stefana e di Roberto Dell’Era, il cui peso ha plasmato nuovi modi per raffinare ogni singola canzone.

Canzoni che quindi non si limitano a parlare di singoli concetti e che non si limitano alla scelta di un solo orientamento, mostrando invece tanti lati di un cantautore sensibile che ha in serbo moltissime cose da dire.

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