Ben Harper & Charlie Musselwhite – No Mercy In This Land
Un ritorno ad assaporare il gusto delle radici.
È qualcosa di completamente opposto alla moda del vintage.
Anzi, a volte se ne pone l’esigenza, specialmente nel panorama musicale di oggi che spesso fa vivere agli artisti il mainstream come fosse una gabbia patinata.
Ben Harper ha sofferto negli ultimi anni questa condizione.
Molto.
Faccia d’angelo nero con ambizioni da maledetto alla Jimi Hendrix o Stevie Ray Vaughan; amore incondizionato per il blues nelle sue mille sfaccettature, e cioè dai canti ne campi sino alle sfumature r’n’b della Stax, passando per il sound del Mississippi e di Chicago.
Eppure sin da subito è entrato nel panorama rock con la forza d’urto dei grandi ma poi, timoroso, è sembrato un po’ smarrirsi.
Ed allora eccolo, dopo l’episodio giusto con i Blind Boys of Alabama, affidarsi ad una leggenda del blues bianco come Charlie Musselwhite.
Stiamo parlando di uno che oltre alla Paul Butterfly Blues band ha suonato praticamente con tutti i mostri sacri del rock dagli anni Sessanta e Settanta.
Insieme a Little Walter e John Hammond Jr. è forse il massimo esponente dell’armonica a bocca.
E il rocker californiano è bravo a fare un passo indietro strumentalmente.
Si lascia guidare nelle vene curve della musica del diavolo.
Le loro esibizioni trasudano la genuinità sanguinosa degli albori, quelle sensazioni che per esempio il buon Eric Clapton ha smarrito da tanti anni.
Ci sono scritture forti anche per lo stesso Ben, come ‘The Bottle wins again‘ e ‘Bad Habits‘, alternati a boccate di leggerezza sfumata come ‘Movin’ on‘ e ‘When I go‘.
Quella spiritualità maledetta che tanto blues ha ispirato per oltre un secolo sembra ogni tanto riemergere quando nessuno se lo aspettava come nella title track.
Ci voleva un disco così.
Per chi ascolta, perchè è davvero un prodotto di qualità musicale che profuma di raro.
Per Ben Harper, che ogni tanto ha bisogno di ritrovare il respiro pulito proprio quando la nebbia creativa sembrava attanagliarlo.
E per il vecchio Musselwhite, che senza dovere dimostrare nulla sfoggia un album di classe eccellente e semplice.
Certo, nella copertina risalta il logo della Stax tornata grazie a questo album alla ribalta della produzione musicale; ma quello che conta è l’energia sprigionata da due artisti, che al di là dei quasi trenta anni che li dividono dimostrano di avere radici forti e ben nutrite.
Poi le strade sbagliate si prendono e si prenderanno ma questa è la vita.
Ma la differenza sta nelle parole che Musselwhite ha pronunciato nel programma condotto da Manuel Agnelli nel suo programma “Ossigeno” in onda su Rai3: «il blues ti obbliga a guardare e andare avanti comunque».
Ecco, per questo, il secolo di vita della musica del diavolo non pesa affatto.
Anzi, grazie ad artisti come Harper e Musselwhite ce ne possiamo aspettare un altro di secolo blues come quello passato.