Any Other – Two, Geography
“Two, Geography” degli Any Other non è una risposta a nulla.
Non si può e non si deve ascoltare in contrapposizione, in confronto o in relazione ad altro se non ad Adele Nigro.
È lei la mente, la voce – e da questo album anche le mani – dietro le liriche e tutti gli altri strumenti suonati nel disco. Il panorama musicale italiano sta abusando del termine indie per etichettare qualsiasi nuovo artista che spunti dall’underground per approdare in qualche playlist modaiola su spotify.
Gli Any Other, nati nel 2014 ed usciti col primo “Silently. Quietly. Going Away” per la Bello Records l’anno dopo, non sono nulla di tutto ciò.
Il loro è stato un percorso alternativo, nel vero spirito del termine.
Adele e compagnia hanno percorso molta strada per i club di tutta Italia ma anche del resto d’Europa, portando in giro il primo fortunato album.
In particolare, negli ultimi tempi, assieme ad altri artisti, è stata impegnata nell’Infedele Tour di Colapesce.
Proprio questa esperienza ha sancito l’ingresso di Adele nel roster della 42 Records, una delle etichette di maggior successo nel panorama della nuova musica italiana.
Una label che ha sempre concesso poco al lato piacione dell’indie, e che invece ha sempre cercato una propria strada all’interno della sperimentazione musicale – anche e soprattutto con artisti come Adele.
Lorenzo Urciullo insieme ad Adele ha curato la produzione del secondo disco a firma Any Other dopo che la stessa aveva partecipato alle sessioni di incisione di “Infedele”.
“Two, Geography” già dal titolo indica la voglia di cercare una strada nuova, fatta di punti di riferimento non scontati.
Lo stesso album si muove in maniera disinvolta tra ballate acustiche e divagazioni jazz.
A raccontarli così sembrerebbero ossimori musicali, ma la voce ed i testi tengono tutto insieme con fili invisibili, trame intessute di malinconia e solitudine, di cadute e di rinascite.
Iconoclasta ed allo stesso tempo delicatissima, spietata ed amorevole.
Non è un caso che la musica degli Any Other sia uno dei prodotti italiani che più trova riscontro in Europa. L’approccio musicale slegato dalle tendenze sonore del momento riesce a dare una vita diversa a canzoni come ‘A grade‘ e ‘Capricorn No‘ solo per citare alcuni esempi.
La prospettiva è diversa, come la geografia che l’accompagna, l’esigenza di sondare territori difficili da esplorare prima dentro sé stessi e solo dopo all’interno della musica.
So i dive into the nets and cozy websites/and i can shut my brain off and not think of you
Have I always been this miserable or am i thank to you?/ My breastbon hurts and i don’t think that i can bear this
Un disco che parla anche e soprattutto di una geografia umana.
Che parla di distacchi e di riavvicinamenti perché, inutile nasconderlo, le relazioni sono influenzate da quello che ci portiamo dietro.
Ed ecco che nei testi di Adele affiora più volte il tema della depressione, che accomuna tantissime storie della parte di mondo che frequentiamo.
L’amore è un tema potente ma quasi completamente assente nell’esordio degli Any Other.
Sembra traspirare invece da ogni poro del secondo album anche se in modo non convenzionale.
Un sentimento che sembra essere anche una cartina al tornasole del proprio stato emotivo e mentale.
Le canzoni di “Two, Geography” sono questo, una progressione di emozioni a volte raccontate per contrasto. Quindi una presenza si descrive con l’assenza e così via.
Anche musicalmente il disco pur avendo una veste pop riconducibile ad artisti come Courtney Barnett, non presenta alcuni dei capisaldi che siamo abituati ad associarvi.
Ad esaminare le strutture delle canzoni infatti i ritornelli sono rappresentati da cambio di armonia e progressioni di strumenti diversi piuttosto che da strofe e bridge come ci si potrebbe aspettare nella canonica forma canzone.
Per tutto questo e per altro ancora il disco degli Any Other merita una menzione speciale, perché con una bussola completamente differente da quella che usiamo abitualmente per orientarci nel panorama spesso monocorde della musica italiana riesce a trovare strade poco battute o a suggerire percorsi inusuali per approdare a territori conosciuti.
La voce di Adele affascina e turba allo stesso tempo, alcune volte il suo tono rischia di cedere qualcosa all’empatia, questo è forse uno dei punti deboli, ma in brani come ‘Mother Ghose‘ è capace di colpirti come un coltello affilatissimo.
Un disco da ascoltare con attenzione ma anche da lasciare andare in sottofondo, fatto di canzoni importanti che non dimenticano mai quanto sia importante anche una certa dose di leggerezza.