Anna Meredith – Varmints
Album d’esordio per Anna Meredith, che con “Varmints” ci regala un lavoro completo dopo le precedenti esperienze con “Black Prince Fury” e “Jet Black Raider” (Ep rispettivamente del 2012 e 2013).
Inglese di nascita ma scozzese d’adozione, la Meredith è una compositrice eclettica e sperimentale dedita alla musica acustica ed elettronica.
Prima di intraprendere la propria carriera solista è entrata a far parte (ormai stabilmente) della BBC Scottish Symphony Orchestra per la quale compone brani su commissione.
Proprio con alcuni lavori per questa orchestra (i Last Night dei Proms) nel 2008 è salita alle luci della ribalta, conquistando consensi positivi sia da parte del pubblico che della critica di settore.
Oltre al lavoro acustico, Anna Meredith si è cimentata anche con l’elettronica esibendosi sui maggiori palchi europei accanto a These New Puritans e James Blake e dando vita appunto a due Ep.
Il percorso intrapreso porta ora alla nascita del primo full lenght la cui uscita era già stata annunciata dalla Moshi Moshi Records a novembre 2015.
Tradotto in italiano, il titolo del disco significa letteralmente “animale che viene considerato un problema” – della serie, tu guarda gli inglesi come ti sintetizzano i concetti! – ed è un lavoro che si compone di undici tracce non tutte acustiche.
Laddove The Guardian definisce questo album «qualcosa di molto speciale», partendo dal presupposto che Anna Meredith è una compositrice classica che qui dà vita ad un prodotto elettro pop, io non riesco a trovarlo un disco accessibile ai più.
È sicuramente un lavoro piacevole e curioso, che mostra una certa attitudine verso un’elettronica ricercata ma non sempre originale.
I suoni risultano complessi nelle idee e a volte datati (non manca qualche rimando agli anni ’80) ma sono ben strutturati e si comprende sin da subito che sono il frutto perfetto di un tecnicismo ragionato e voluto.
Nulla è lasciato al caso, tutto è calcolato, e forse questa sorta di ‘premeditazione’ a tavolino che si percepisce all’ascolto va a togliere freschezza, la bellezza di quell’immediatezza tipica dei lavori scritti d’istinto.
Pitchfork definisce “Varmints” come un lavoro «giocoso, brioso, viscerale ed intelligente…denso, occupato ed isolato ma essenzialmente divertente»: credo che anche loro, come me, capiscano e apprezzino gli sforzi di Anna Meredith nell’aver confezionato un buon disco, che lasciaperò l’amaro in bocca se confrontato con le precedenti produzioni.
Paradossalmente, il brano più interessante di tutto il disco a mio avviso è ‘Blackfriars‘: pezzo di tre minuti, accantonata l’elettronica va ad attingere a piene mani dal background di musica classica col quale quotidianamente ha a che fare la Meredith. Almeno qui, il suo talento è intoccabile oltre che innegabile.