Amber Arcades – Fading Lines
In tutto il calderone indie, ormai sovraffollato da artisti più o meno omologati tra loro, sembrava impossibile riuscire a trovare un prodotto fresco ed interessante.
A stupirmi, e farmi ricredere in merito, è arrivata Amber Arcades, moniker di Annelotte de Graaf.
Olandese, bionda e con due occhioni chiari e sognanti, la giovanissima Arcades ha alle spalle l’esperienza di chi l’appellattivo indie se l’è sudato e guadagnato.
I suoi primi lavori sono frutto di autoproduzioni, la vera svolta artistica giungerà solo nel 2015, quando da Utrecht si trasferirà a New York.
È lì che incontrerà Ben Greenberg, produttore del suo disco di debutto.
“Fading Lines” vede la luce a giugno 2016 (Heavenly Recordings, PIAS) ed è una bellissima raccolta di 10 brani.
Poco più di mezz’ora per abbracciare l’ascoltatore con dolcezza e leggerezza.
E forse, l’attitudine ad una certa morbidezza (sia nel cantato oltre che nel sound) esprime realmente parte della personalità di Amber Arcades.
Laureata in legge, in passato ha lavorato presso il tribunale internazionale nella sezione dedicata ai crimini di guerra per poi dedicarsi ai rifugiati e i richiedenti asilo politico in Olanda.
Quando canta, Amber sembra cantare anche per loro, per tutte le vittime incontrate.
Questo pensiero si palesa con la seconda traccia, ‘Contant’s dream‘, ma è una sensazione incombente durante l’ascolto di tutto l’album, che brano dopo brano si evolve fino a sfociare in piccoli capolavori quali ‘Apophenia‘ e ‘Turning Light‘.
La Arcades piace perché rispetto ad altri colleghi ha qualcosa da raccontare.
Soprattutto, lo fa con lo stesso mood che dieci anni fa riportò in voga l’indie pop di artisti quali Maximo Park, Hard-Fi, We Are Scientists e via dicendo.
Con “Fading Lines” si torna dunque ad una produzione di qualità, con brani da ascoltare e apprezzare per la semplicità e i valori che trasmettono.