Alfonso De Pietro – Di notte in giorno
”Di notte in giorno” è il nuovo album targato Alfonso De Pietro, prodotto grazie al prezioso strumento del crowdfunding.
Il cantautore non è ai primi passi nel mondo della musica essendo già stato vincitore di premi importanti come quello legato al progetto Musica contro le mafie del 2012, al “Premio Agenda Rossa Borsellino” nel 2013 e nel 2014 per quello di “Cultura contro le mafie”.
La sua lotta di denuncia in musica lo ha portato anche ad avere, per questo nuovo disco, il patrocinio di LIBERA e la previsione di una presentazione da parte di Don Luigi Ciotti.
L’album è stato registrato con il supporto di una band composta da Piero Frassi (pianoforte), Nino Pellegrini (contrabbasso), Andrea Melani (batteria), Dimitri Grechi Espinoza (sax) ed Alessio Bianchi (tromba).
Il loro supporto ha permesso una visibile impronta jazz nei dodici brani che fanno parte di ”Di notte in giorno”, che affianca a questa sonorità delicata e rilassante testi dedicati a persone reali ed ideali ed alle loro quotidiane lotte contro un nemico che, a tratti, sembra persino invincibile.
Prima traccia, ‘La memoria’, è ispirata alla responsabilità di agire per cercare un riscatto difficile ma possibile; si canta, ondeggiando su ritmi quasi di biasimo, quell’atteggiamento privo di coraggio e di interesse ne ‘L’indifferente’, che, seriamente, invita ad evitare di anestetizzare la propria intelligenza.
‘La canzone di Rita’ è dedicata alla vita spezzata di una giovane testimone di giustizia, Rita Atria ed anche la traccia successiva tocca un tema simile ed è indirizzata agli uomini e alle donne che lavorano come scorte ai testimoni – ‘Angeli custodi’.
De Pietro non dimentica l’importanza di chi scrive per denunciare, ed è così che nasce ‘4.000 battute’ che si lega al giornalista Giancarlo Siani assassinato a Napoli nel 1985 dalla Camorra. ‘Terra mia terra nostra’ è una rivisitazione di una poesia di Padre Maurizio Patriciello (“La terra dei fuochi”).
Un’altra storia, questa volta di un rapimento a scopo estorsivo, è quella di ‘Lollò d’a muntagna’, il fotografo calabrese Lollò Cartisano.
La storia di un paese intero si riflette poi sulle note di ‘Liberazione’, che si segna con la data del 25 aprile, che avrebbe fatto sognare una liberazione dalle mafie e dalla corruzione.
Il sapore è amaro nel brano ‘Lo santo patrono’, la cui storia viene improntata sui famosi “inchini” tributati da una corrotta classe clericale a personalità e ”famiglie importanti”, in uno stato di generale piccolezza caratteristica di alcune mentalità.
Devastazione e soprusi sono raccontati nell’Irpinia de ‘Il Paese di De Sanctis’ mentre c’è speranza di cambiamenti e rinascite in ‘Nascerà’.
L’album si chiude lasciando brividi e pensieri, attraverso una poesia di Peppino Impastato, intitolata ‘Lunga è la notte’.
Con questo disco a tinte jazz, Alfonso De Pietro è stato in grado di proiettarci in un viaggio oscuro ma doveroso negli angoli nascosti, seppur tristemente noti, di un Paese che ancora arranca nel tentativo di salvare sé stesso.