Acid Baby Jesus – Selected Recordings
Direttamente dalla lontana Atene, gli Acid Baby Jesus propongono un sound heavy psychedelic rock con influenze garage ed un’attitudine punk: cosa volere di più?
Undici tracce ben elaborate catturano subito l’attenzione, proiettandomi inevitabilmente in un’altra dimensione: Diogenes, prima traccia del disco, è un brano alla ricerca della propria identità, perduta chissà dove nei meandri di un misterioso mondo orientale.
Row by row, Trouble Maker, Vegetable invece si accostano a sonorità alla Jezebel dei The Drones, un evidente frutto dal sapore acid rock che rappresenta uno dei punti di contatto tra il disco e la cultura occidentale.
Lo stesso accade in brani come Who’s first, esempio di un adesione incondizionata al punk vecchio stampo, fino ad approdare al rock psychedelic di You & Me, molto vicino ai Beatles di Lucy in the sky with diamonds: una vera e propria esperienza di alterazione di coscienza, dove mente e corpo si dissociano fino a diventare linee parallele che non si incontrano.
La psichedelia, nient’altro che l’apertura della coscienza, delinea il percorso del disco dalla prima all’ultima traccia.
Ma siamo sicuri che esistano un punto di partenza ed uno di arrivo?
Ascoltando e riascoltando il disco più volte, mi sono reso conto che qui la concezione lineare viene a mancare, lasciando spazio all’eterno ritorno dell’uguale.
Non a caso la band propone la figura di Uroboro, il serpente che si morde la coda, come a simboleggiare l’assenza di un vero punto di riferimento – o almeno, questa è la mia interpretazione.
Magari mi sarò fatto prendere dall’atmosfera molto intrigante, o, più semplicemente, i due brani strumentali posizionati mi hanno indotto a pensarla in questo modo.
Gli Acid Baby Jesus sono comunque una band coraggiosa, all’altezza delle aspettative.
Un po’ di psychedelic greco non fa mai male, no?