7 Training Days – Stop the bombing
“Stop the bombing” è l’ultimo album dei 7 Training Days, giovane band di Frosinone sui palchi da circa dieci anni. Il loro è un post rock di ispirazione classica, a tratti ricercato e ricco di elementi che apparentemente potrebbero sembrare non in sintonia con il genere proposto ma che invece li caratterizzano. Il lavoro è completo, ben strutturato, ricco e soprattutto per niente monotono. Un salto di qualità rispetto ai lavori precedenti, pur già apprezzabili.
La cover dell’album ci porta con la mente alle atmosfere tipiche dei storie thriller anni ’70 e relative colonne sonore. In effetti nei nove brani che compongono la track list il riferimento a scontri, “bombardamenti”, ansie e barriere da abbattere è presente ma fa sempre riferimento ai rapporti interpersonali dati dall’incomunicabilità.
‘Awarness‘ apre l’album con la giusta carica e spinta emotiva.
Seguono ‘A waste of gold‘ e la intensa e ricca ‘White lies‘, con cui gradualmente si passa verso ballate più classiche post-roccheggianti come si deve in cui pulizia ed eleganza non faticano a farsi notare.
Fin qui tutto bene, e sembra strano ma forse il meglio deve ancora arrivare.
Il singolo ‘Stop the bombing‘ apre idealmente la seconda parte dell’album, introducendo all’introspettiva ‘Lightway‘ in cui voce e chitarra si amalgano perfettamente nella ricerca di atmosfere più pacate ed oniriche.
Cambio repentino e di nuovo ritmo, per poi tornare nuovamente con i piedi per terra con i brani che seguono fino a ‘If winter comes‘, in cui lo stile elegante e raffinato della band trova la sua massima espressione: è proprio qui e nell’ultima ‘Red ocean/Blu ocean‘ che è più evidente il salto di qualità compiuto.
Musicalmente l’album è complesso e ben strutturato, merito sicuramente di arrangiamenti avvolgenti arricchiti da fiati, sintetizzatori, organi ed altri elementi la cui presenza in questo genere di lavori non è mai scontata e soprattutto di difficile impiego.
Voci, chitarre, tastiere e percussioni riescono così a comunicare il pathos necessario per vivere al meglio l’alternarsi di stati emotivi proposti dall’album.
Un ottimo lavoro, una piacevole conferma.