The Winstons, un tuffo nella psichedelia degli anni Sessanta
Da ben tre anni sono un anacronismo nel panorama musicale di casa nostra.
E proprio per questo mood fuori dal tempo i The Winstons piacciono, e convincono sempre più il pubblico.
Richiamando nei suoni il rock degli anni Sessanta, Enrico Gabrielli, Lino Gitto e Roberto Dell’Era in questo progetto si definiscono fratelli (Enro, Linnon e Rob) che suonano usando «strumenti vecchi, sfasciati e polverosi».
Dopo l’omonimo esordio nel 2016, “Smith” è il secondo album del trio.
Uscito lo scorso maggio, questo nuovo lavoro ha visto la partecipazione di tanti nomi internazionali tra cui Nic Cester, Mick Harvey e Richard Sinclair.
Tra tutti, spicca sicuramente in modo particolare la figura di Sinclair, musicista appartenente alla corrente progressive nella scena di Canterbury.
Tra i fondatori dei Caravan, il cui sound pop, jazz rock e rock psichedelico aprì la strada ed influenzò diverse band esplose negli anni Settanta, Sinclair si è unito al power trio dei The Winstons nel brano ‘Impotence‘, primo singolo estratto dal disco.
Il pezzo è una cover, un brano dei The Wilde Flowers.
«Richard vive in un trullo vicino a Martina Franca da circa 8 anni e cerca di finirlo con i pochi soldi che gli son rimasti dai proventi editoriali dei tempi dei Caravan e degli Hatfield and The North», racconta Enrico Gabrielli.
È un signore psichedelico, pieno di aneddoti buffi sui grandi amici di un tempo tra cui Wyatt, Allen, Oldfield, Malerbe e tanti altri.
Da buon signore dalle coincidenze psichedeliche, una sera ha incontrato Roberto Dell’Era dalle parti di Taranto.
Aveva parcheggiato l’auto scassata in mezzo alla strada e si era messo a – “dildledledledle” – parlare con il fratello Winston senza mai smettere.
Da lì coverizzare un brano dei The Wilde Flowers, la primissima incarnazione della scena di Cantebrury, e chiedere al buon Richard di cantare è stato un passo breve.
Noi gli abbiamo dato un po’ di ossigeno (e va ringraziata la AMS Records per il primo importante supporto in questa operazione), lui ci ha donato un po’ di saggezza retrò.
Musicalmente parlando, pensate che il vostro stile sia cambiato molto dai tempi del vostro primo album?
Siamo sempre noi ma con un po’ di rock’n’roll in più e una maggiore consapevolezza della storia della band, che non è un accessorio per le nostre vite ma qualcosa di molto di più – tipo, la vita stessa.
Il 31 ottobre sarete live sul palco dell’Angelo Mai di Roma: cosa dobbiamo aspettarci da questo concerto?
Halloween è una festività che odio e l’unico modo per farmela passare è suonare all’insegna della magia, delle evocazioni e delle improbabilità surreali.
E meglio degli Acid Mothers Temple da Tokyo chi altri?
Giappone e The Winstons sono sempre stati un connubio virtuoso.
Da quando sono nati, una scintilla intuitiva nel quartiere di Koenji e il buon Gun Kawamura ha rivestito di immagini il nostro immaginario.
Tanti palchi vi hanno visto suonare in altrettante città diverse.
Quale concerto è stato il più divertente sino ad ora?
Posso dire che tutto il primo tour del 2016 fu incredibile, per attesa e inattesa riuscita.
La prima data in assoluto, a gennaio, fu al CitaBiunda (birrificio di Neive, provincia di Cuneo, n.d.r.) e non potrò mai scordarla: quando iniziammo a suonare i pezzi live e ci accorgemmo che alla gente piacevano mi sentii l’uomo migliore in questo mondo.
Come nasce la magia dei vostri brani?
Il vostro è fuori di dubbio un sound particolare che oggi non molti suonano dal vivo.
La magia non si racconta mai sennò, come direbbe un qualsiasi prestidigitatore, si svela il trucco.
Di sicuro c’è un affetto per cose comuni (tra tutti gli anni Sessanta) e per noi stessi: prima ancora di diventare un “progetto” siamo tre amici che hanno suonato sempre insieme anche altrove.
Quale dovrebbe essere il cammino giusto per un musicista affascinato da questo genere che decide di avvicinarsi allo psych-rock?
L’importante è non fare musica da drogati senza essere mai stati drogati.
Una curiosità: cosa suona nelle tue cuffie in questo periodo? Quale artista consigli di ascoltare a chi ci legge?
Consiglio da sempre RaiRadio3 e programmi come “Battiti”: sono gli unici organismi pubblici di diffusione culturale in questa nazione.
Francamente Spotify mi fa girare i coglioni.