Primo Maggio Roma 2017: qualche domanda a Marina Rei
Agli artisti incontrati nel backstage del Concertone di Piazza San Giovanni a Roma abbiamo posto le stesse domande: una scelta motivata dalla voglia di conoscere il loro passato legato a questa festa, alla figura lavorativa del musicista e un consiglio per gli emergenti che sognano una carriera in campo artistico.
Marina Rei si esibisce nel pomeriggio, orfana del grande amico e collega Paolo Benvegnù, assente a causa di un malore.
La folla è accogliente, la chiama e le parla dalla Piazza come se lei riuscisse e potesse realmente ascoltare ogni singola frase che le viene rivolta: Roma è la sua città, Roma le vuole bene.
Come sono state le tue emozioni rispetto a questo palco oggi?
Sicuramente è stata una sfida affrontare le nuove generazioni, ma credo sia andata molto bene.
Mi dispiace moltissimo non aver avuto Paolo Benvegnù con me, avevamo preparato un set pazzesco, l’importante però è che Paolo stia bene.
Questa mattina ci siamo sentiti e mi ha dato molto coraggio, in accordo con lui ho portato sul palco la sua musica e spero di averla onorata al meglio.
Che significato aveva il Primo Maggio a casa tua, nella tua famiglia?
Era una giornata che passava inosservata o qualcuno in casa ti parlava della sua importanza, del mondo del lavoro e dei lavoratori?
Era un festeggiamento in famiglia, ma solo se i miei, che comunque sono musicisti, non suonavano.
Molto spesso mi capitava di seguirli nei loro concerti.
Nuovi progetti?
Sto scrivendo e ho molte idee in testa che sto sviluppando, ma non ho ancora progetti discografici definiti in questo momento. Sono però impegnata in un unplugged tour in duo con Matteo Boschi, col quale mi sto divertendo molto, perché mi muovo tra vari strumenti.
Quest’estate sarò in molti festival in trio, con basso e chitarra…io sarò alla batteria.
Sei conosciuta per essere molto eclettica, che mondi musicali stai esplorando in questo momento?
Io esploro tutto quello che mi arriva alle orecchie, senza pregiudizi, con un cuore ed una mente aperta. Quest’apertura mi fa pensare a Paolo, che è un artista dal profilo elevatissimo ma che grazie al suo cuore, così aperto, è in grado di guardare le persone in un modo molto profondo. L’incontro con lui, qualche anno fa all’Arezzo Wave, mi ha fatto subito amare questo suo modo di accogliere le persone in modo meraviglioso.
Guarda la gallery a cura di Andrea Fiaschetti