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Primo Maggio Roma 2017: tre domande ai La Rua

Agli artisti incontrati nel backstage del Concertone di Piazza San Giovanni a Roma abbiamo posto le stesse domande: una scelta motivata dalla voglia di conoscere il loro passato legato a questa festa, alla figura lavorativa del musicista e un consiglio per gli emergenti che sognano una carriera in campo artistico.

I La Rua sono una band pop / nu-folk proveniente da Ascoli Piceno, nelle Marche.
Nascono nel 2004 ma è a partire dal 2012 che il loro percorso prende una nuova direzione: da Sanremo a MTV Music, i La Rua cominciano ad attirare l’attenzione di un pubblico sempre maggiore – e sul palco del Primo Maggio Roma sono tra i più applauditi per il loro carisma, così coinvolgente da essere in grado di far ballare una Piazza San Giovanni sorpresa da un inaspettato freddo serale.
Abbiamo incontrato nel backstage Daniele Incicco, cantante nonché membro fondatore della band.

Che significato ha il Primo Maggio a casa tua, per la tua famiglia?
È una giornata che passa inosservata oppure qualcuno ne approfitta per parlare della sua importanza, del mondo del lavoro e dei lavoratori?

Avrei voluto festeggiarne un po’ più di Primo Maggio con alcune persone, quando ero piccolo festeggiavamo sempre.
Da me andavamo al Lambro e si mettevano le coperte, tra cui quella che ho sul mio tamburo, stese sul prato per festeggiare.
Oggi per me questa festa ha un significato diverso perché avendo lavorato un bel po’ so che cosa significa il diritto al lavoro – ancor più so che oggi ci è stata concessa un’esperienza fantastica nel farci salire su questo palco, e mi auguro di aver dato veramente tutto.

Come possiamo far sì che lo Stato riconosca il lavoro di chi opera nel settore della musica?

Quello del musicista è un lavoro a tutti gli effetti.
Io ho fatto sia il musicista che il tecnico per molto tempo, ma la figura dell’artista è quella del libero professionista, quindi in effetti non esistono tutele: speriamo che prima o poi accrescano, soprattutto buttando un occhio al futuro e pensando ai fini pensionistici.

Un tuo consiglio agli emergenti, ai giovani che si avvicinano alla musica come professione?

Il consiglio per gli emergenti è quello di fare musica per vocazione, indipendentemente da quello che si vince o si perde o dal numero di persone sotto al palco.
Fatelo per il cuore e con il cuore.


Guarda la gallery a cura di Andrea Fiaschetti

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