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Après La Classe

Primo Maggio Roma 2017: tre domande agli Après La Classe

Agli artisti incontrati nel backstage del Concertone di Piazza San Giovanni a Roma abbiamo posto le stesse domande: una scelta motivata dalla voglia di conoscere il loro passato legato a questa festa, alla figura lavorativa del musicista e un consiglio per gli emergenti che sognano una carriera in campo artistico.

Ad inaugurare la diretta televisiva e la ventottesima edizione del Primo Maggio Roma sono gli Après La Classe, band leccese dal sound caldo e coinvolgente, a metà tra il dub e l’electro rock.
Ad introdurre la loro esibizione Camila Raznovich, ex Vj di Mtv (1998-2007) e ora apprezzata conduttrice di programmi culturali in Rai (Kilimangiaro).
Questa è per lei la seconda esperienza dopo il Concertone del 2015, e prima di lasciare la scena alla musica degli Après La Classe è proprio lei a voler ricordare le lotte per i diritti nel mondo del lavoro:
«Non vogliamo dimenticare Portella della Ginestra, dove 70 anni fa 11 persone vennero uccise perché manifestavano per i propri diritti. Non vogliamo dimenticare le mondine, che tra le prime lottarono per un salario più equo e dignitoso; non vogliamo dimenticare i lavoratori delle fabbriche, che ottennero le 40 ore lavorative e il sabato di riposo; non vogliamo dimenticare i giovani che lottano perché il precariato non sia una condizione immutabile; non vogliamo dimenticare la luce accesa sul caporalato; non vogliamo dimenticare chi oggi è qui con il diritto di lottare e il dovere di fare di questo Paese un Paese migliore».
Con questa premessa, Piazza San Giovanni in Laterano si appresta a far sentire la propria voce, unitamente a quella dei musicisti sul palco.

Al termine della loro esibizione, abbiamo atteso Cesko Arcuti e il resto della band nell’Area Stampa del Primo Maggio Roma: ecco cosa ci ha raccontato.

Che significato ha il Primo Maggio a casa tua, per la tua famiglia?
È una giornata che passa inosservata oppure qualcuno ne approfitta per parlare della sua importanza, del mondo del lavoro e dei lavoratori?

Per undici anni abbiamo passato la giornata del Primo Maggio davanti al televisore bestemmiando perché non riuscivamo mai a salire su quel palco: dopo undici anni finalmente ce l’abbiamo fatta.
Diciamo che le nostre famiglie si riunivano anch’esse per bestemmiare questo fatto di fronte la televisione…

Come possiamo far sì che lo Stato riconosca il lavoro di chi opera nel settore della musica?

Purtroppo la figura del musicista non è considerata “culturalmente utile”, forse perché in Italia ci stiamo disabituando al bello e a tutto quello che ha una certa qualità.
Diamo più importanza alla velocità nell’avere le cose, quindi si dimentica che la musica, ad esempio, va ascoltata.
È necessario farlo per capire che dentro, al suo interno, contiene dei temi e ci sono dei motivi per i quali magari è stata registrata in un certo modo.
Bisognerebbe vivere la musica con un altro approccio, che forse stiamo comunque riacquisendo.

Un tuo consiglio agli emergenti, ai giovani che si avvicinano alla musica come professione?

Consigliamo di avere testa alta e testa dura.
È fondamentale, perché è sempre e comunque difficile anche per noi che facciamo questo lavoro da vent’anni.
Ma chi l’ha dura la vince.


Guarda la gallery a cura di Andrea Fiaschetti

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