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Primo Maggio Roma 2016: tre domande ai Perturbazione

Agli artisti incontrati nel backstage del Concertone di Piazza San Giovanni a Roma abbiamo posto le stesse domande: una scelta motivata dalla voglia di conoscere i diversi punti di vista sui temi del lavoro, l’Italia di oggi e i giovani che sognano una carriera in campo artistico.

I Perturbazione nascono in quel di Rivoli (TO) nel lontano 1988: otto dischi alle spalle, un ottimo sesto posto a Sanremo 2014 e tanti successi dovuti a liriche intense accompagnate da sonorità indie pop raffinate e decise – che piacciono e convincono anche un pubblico più ampio e orientato al rock.
La band, guidata da Tommaso Cerasuolo, arriva ad oggi orfana di due elementi storici (Gigi Giancursi ed Elena Diana) ma si arricchisce della preziosa collaborazione live di Andrea Mirò.
Si sono esibiti sul palco del Primo Maggio di Roma 2016 con i brani ‘Dipende da te‘, ‘Deboli di cuore‘ e ‘L’unica‘, pezzo introdotto ricordando il disastroso incidente d’auto accaduto a Manerbio (BS) che ha spezzato la vita a quattro musicisti.
Originari della provincia di Cuneo, Cerasuolo ha affermato che nessuno dei Perturbazione conosceva personalmente i componenti del Tony Mac Music Show, ma «il furgone è la seconda casa di un artista», ed un incidente simile, mentre torni dalla tua famiglia dopo aver svolto il tuo lavoro, è qualcosa che non dovrebbe accadere mai.
Un momento di commozione condiviso da tutto il pubblico, che partecipe si è stretto prima in silenzio, e poi cantando, a tutta la band.

Prima del live abbiamo chiacchierato proprio con Cerasuolo, chiedendogli di rispondere alle nostre tre domande in merito al Concertone e alla situazione lavorativa in Italia.

Che valore ha, oggi, la festa del Primo Maggio?

Io parto sempre da quella che è la vita di ciascuno: il mestiere di musicista è una condizione che alla gente piace immaginare come precaria, ma secondo me questa è una parola fuorviante perché contiene una valenza molto negativa.
Siccome è stato detto che questo è stato il palco che rappresenta effettivamente il mondo di chi il lavoro non ce l’ha più, io credo che dovremmo anche essere bravi ad avere coraggio e immaginarci non soltanto come schiavi di una situazione ma anche pronti a tutte le possibilità che si possono aprire e quindi nelle quali ha molto valore ritrovarsi. Questo coraggio non lo trovi da solo, ed anche trovarsi di fronte agli eventi non da soli è fondamentale.

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Come dovrebbero reagire i giovani d’oggi in una situazione di precarietà in cui lo Stato, per primo, non li tutela nel lavoro?

È una domanda difficile, essendo la situazione complessa, ma forse la soluzione è unirsi, stare insieme agli altri e non sentirsi isolati. Bisogna stare in rete, e non intendo sul web ma tra le persone. Noi come gruppo siamo insieme da più di 20 anni e questo ci ha insegnato che in un gruppo, appunto, ciascuno fa l’andatura: a volte come gregario, a volte come campione. È importante quindi non sentirsi isolati.

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Un pensiero per gli artisti emergenti: come cercare di creare una propria identità e distinguersi dalla massa?

Lavorando tanto sulla struttura.
Capire che ci sono dei tempi senza avere la fretta di bruciare le tappe.
Noi forse ci abbiamo messo troppo a sbocciare, ben quindici anni, per trovare la nostra lingua. Abbiamo cominciato dopo il liceo, a fine anni ’80 e solo nel 2002 è uscito il nostro primo disco. Forse 15 anni sono tanti, ma bisogna pensare e immaginare il tempo come qualcosa che ti fa maturare e che ti costringe ad affrontare quelli che sono i tuoi punti di forza, i tuoi limiti. Qualcosa che ti fa capire cosa si può fare meglio e su cosa concentrarsi al meglio lavorando quindi sulle proprie corde.


Ph. © Andrea Fiaschetti

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