Omid Jazi: l’equilibrio tra impulsività e riflessione
Chi è Omid Jazi?
«Un cantautore psichedelico»
Con questo fulminante e deciso botta e risposta inizia l’intervista con uno dei personaggi più affascinanti del nostro panorama musicale.
Determinato e carismatico, ma al contempo sognatore e trascendente, Omid Jazi è un musicista italo-iraniano di Perugia, nato e vivente con la musica nel sangue.
Agli occhi e alle orecchie del grande pubblico è conosciuto come «il quarto Verdena», appellativo che gli è stato affibbiato durante il “Wow Tour” del 2011-2012, ma già da diverso tempo Omid ha avviato una promettente carriera solista.
A Londra da due anni, dopo un Ep e il primo album (“Onde Alfa”, 2013), quest’anno è uscito il suo ultimo lavoro, “Tooting Bec”, per la Nexus Edizioni.
Londra: come mai questa scelta? Frutto di un impulso o di una riflessione?
E’ successo, questo è quanto.
Scelta prettamente impulsiva, volevo staccare un po’ dal passato italiano. A Londra ero andato già due volte: la prima diversi anni fa, e ora essere residente qui da due anni è essenzialmente fantastico. Spesso mi capita ancora di camminare per le strade ed esclamare «Ma che figata!»
A livello creativo questa scelta ti sta dando ispirazione?
Assolutamente. Lo stile di vita londinese penso sia impossibile da non assecondare: è diverso quasi tutto, parlando di vita mondana. Qui trovo una continua ispirazione: è veramente una città tosta, ma per ora va tutto benissimo.
Ed è proprio a Londra che prende vita “Tooting Bec”, nuovo capitolo solista.
Un lavoro «nato in pochissimi giorni: mi è arrivato tutto in testa, in una giornata d’estate. Ho fatto in modo di decomprimere quel puntino e adattarlo alla musica e ai testi. Per finire, ho registrato il tutto in sei giorni senza avere già da prima gli arrangiamenti e i testi. È stato fatto quasi tutto sul momento. Ecco, un live suonato dalla stessa persona in momenti diversi».
Ti senti impulsivo anche su fattori quali composizione e arrangiamento?
Per quanto riguarda la musica nella fase compositiva forse potrei definirmi un impulsivo, ma nella fase successiva no. La creatività è contenuta nella parte impulsiva, poi c’è la fase Apollinea: personalmente sono molto istintivo ma anche il contrario, quasi mai vivo nel mezzo.
Dualità, questa, sempre presente nel suo percorso artistico e che in questo nuovo disco sfocia con la fusione di ispirazioni diverse.
Da Battiato (‘Multiverso‘ ne è un meraviglioso accorgimento) a Barrett (in ‘Kavod‘), Omid Jazi si lascia un po’ contaminare dai grandi del mondo, ma ci tiene a specificare: «forse i testi di Battiato e le musiche di Barrett, ma meno Barrett sicuramente».
Vengono svelate così parte dell’estetica e del gusto di questo giovane talento («Non saprei come fare a descrivere l’amore e incanto che provo verso questi due artisti, sono l’apice di due forme espressive diverse, ma molto simili per alcuni versi»), che nonostante l’aria di internazionalità respirata in Inghilterra resta ancorato all’aria di casa («L’ultimo brano che ho sentito di Battiato, ‘Le nostre anime‘, contiene nel finale un acuto del Maestro. Solo una parola: Amore. Lo ringrazio tanto, davvero tanto»).
Cosa hai ascoltato di inedito nell’ultimo anno?
Ho il piccolo “vizio” di appassionarmi ai nuovi gruppi che conosco, esperienza già vissuta qui a Londra le volte precedenti che venni. Nei piccoli locali si trovano delle gemme: artisti o gruppi che ti lasciano a bocca aperta, sai che non li conosce nessuno ma potrebbero fare il botto da un momento all’altro. Qui è così: quando vai ad un piccolo concerto, in un piccolo club, tutto è preso con una certa serietà. C’è un gruppo in particolare, si chiamano October Drift: la prima volta che li ho sentiti è stato tremendo, hanno un muro di suono che si può paragonare ad una continua onda d’urto, alla My Bloody Valentine, con una voce e dei testi veramente belli. Li ho conosciuti di persona e mi piacciono anche come persone. Non vedo l’ora di poterli vedere in un altro bel live.
C’è qualche artista che hai riscoperto o ascoltato spesso negli ultimi tempi?
Tanto i Queen, che sono stati il mio gruppo di riferimento per molto tempo. Spesso mi chiedo come abbia fatto Freddie Mercury ad arrivare qui (a Londra, ndr) a 18 anni ed avere fatto tutto quello che ha fatto. Poi Goldfrapp e Depeche Mode, e Radiohead a manetta. Un po’ i Bauhaus e i Joy Division, ascolto di tutto ultimamente.
Ho letto che il tuo lavoro precedente, “Onde Alfa”, è stato concepito solo con l’uso di un Macbook: cosa pensi di questa facilità nel registrare e scrivere musica tramite l’uso dei computer?
Lo vedo come un disastro per certi versi e una benedizione per altri.
Un disastro perché adesso c’è veramente troppa roba in giro.
Una benedizione per quanto riguarda l’abbattimento dei costi, ma forse allo stesso tempo non è un bene neanche quello perché le cose regalate e non conquistate con sudore non restituiscono molta serenità.
“Onde Alfa” è un disco composto e arrangiato in un arco di tempo lunghissimo rispetto a “Tooting Bec”: nel primo ho usato solo un computer e i miei strumenti, mentre nel secondo uno studio completo, che ovviamente ha dei costi proibitivi.
Le due cose sembrano antagoniste: da una parte puoi permetterti di fare tutto da solo anche con pochi mezzi, e dall’altra tutta l’attrezzatura di cui hai bisogno, ma con tempistiche completamente diverse.
NEXUS Edizioni: com’è nato questo rapporto di lavoro?
La NEXUS Edizioni è quello che serviva per contestualizzare “Tooting Bec”. Non so se si possa definire un rapporto di lavoro, perché quello che mi sento di dire è una vera amicizia con Tom Bosco e Tiziana Chiarion, due persone con cui so di poter parlare la lingua di “Tooting Bec” ed essere capito al cento per cento, quello che appunto può succedere seguendo l’istinto è proprio questo.
Qualcosa mi ha spinto verso di loro e qualcosa mi ha restituito la loro disponibilità a collaborare, siamo sulla stessa linea di pensiero praticamente su tutto e sono orgoglioso di poter collaborare con loro.
Quando ti vedremo live?
Ora sono nella fase visiva, i live arriveranno dopo. Adesso sto pensando ai video ed è stato appena girato il secondo del disco, sul brano ‘Eggregora‘, registrato con Marco Panichella: due giorni meravigliosi, soprattutto per il clima e la simpatia delle persone con cui ho condiviso questa esperienza.
Ti vedi più per un pubblico italiano o più internazionale?
Domandona. L’amore è ovunque, quindi perché pensare solo all’Italia? Penso di essere legato molto all’Italia, poi a Londra ci sono solo da due anni. Ho un progetto per l’Italia che è partito con “Onde Alfa”, poi dal momento che sono qui ci si diverte!
Davanti a te una strada unica oppure una successione di bivi?
Una strada unica. Proviene dal cuore, ma ancora non so dove dirige.