Salvaguardia dell’ambiente, mondo analogico ed evoluzione digitale: il nuovo viaggio solitario di Michael Stipe
Il MAXXI di Roma è la location nella quale Michael Stipe ha presentato alla stampa “Our Interference Times: a visual record”, volume che raccoglie parte del suo nuovo lavoro fotografico.
Già un primo libro (“Volume 1”, Damiani Editore) era stato dato alle stampe lo scorso anno ma il filo conduttore di quella storia era ben diverso: immagini raccolte e realizzate dallo stesso Stipe relative per lo più alla sua vita artistica e privata.
Questo nuovo capitolo segna un nuovo passo nel percorso della visual art di Stipe e ci racconta un’evoluzione, un viaggio sia di ricerca che di passaggio: dal vecchio al nuovo ma, più che altro, dalla fotografia analogica a quella digitale con un tema centrale ben definito.
«Il primo libro era più un album di famiglia, una raccolta di scatti che ritraggono amici e familiari a cui tengo molto.
Il libro che presento oggi può essere visto invece come una sorta di famiglia, certo, ma allargata al mondo che ci circonda.
Il cambiamento che stiamo vivendo non è solo il passaggio dall’analogico al digitale, ma è di natura generazionale: collega i giovani al mondo degli adulti».
Michael Stipe è sempre stato impegnato su molti fronti ma al momento la direzione intrapresa è improntata prevalentemente verso la salvaguardia del pianeta.
Questa terra che noi abitiamo, che noi viviamo e dalla quale molto prendiamo, va studiata, capita e protetta.
Lo sviluppo tecnologico non viene vissuto da Stipe come un male, anzi: il performer si dice affascinato dalla tecnologia, non ne ha timore.
La tecnologia di fatto è uno strumento importante.
«Basti pensare alla fotografia digitale: ci ha permesso di conoscere meglio la natura, facendoci vedere in modo più ravvicinato il meraviglioso mondo nel quale viviamo».
L’ambiente è il filo conduttore di “Our Interference Times”, sebbene non manchino riferimenti più o meno espliciti anche a musica e cinema.
«A livello visivo il concetto è semplice: si parte dalla natura e siamo noi a cercare di mimetizzarci con essa per diventarne parte integrante.
Questo viaggio è iniziato nel 1974, quando per un anno seguii il corso di Scienze Ambientali nel quale si parlava di combustibili fossili e ambiente.
I miei insegnanti all’epoca erano degli hippies che volevano insegnare ai loro studenti i valori in cui credevano.
Stiamo parlando del periodo che va dalla fine degli anni Settanta incontro agli anni Ottanta, che altro dire?
Ce l’hanno fatta, sono stati in grado di trasmettere i loro insegnamenti.
Quegli insegnanti all’epoca erano ragazzi giovani e mentre parlavano ai propri studenti dell’importanza ambientale io prendevo in mano la mia prima Canon e provavo a scattare le mie fotografie, a raccontare per immagini quanto mi veniva trasmesso.
Sono molto orgoglioso di essere qui e di presentare questo libro che raccoglie foto, sì, ma è anche molto di più: è la mia visione del mondo».
Il pensiero ecologista è talmente forte che solo qualche giorno fa è stato pubblicato il video di ‘Your Capricious Soul‘, il primo singolo uscito a distanza di otto anni dalla chiusura del capitolo R.E.M.
Disponibile online solo sul suo sito, i proventi delle vendite saranno interamente devoluti ad un’associazione ambientalista, Extinction Rebellion, della quale Stipe condivide in toto i principi.
Ma quante cose sono cambiate in questo periodo di silenzio artistico?
Forse non tante quanto immaginiamo.
Michael Stipe ha risposto con attenzione alle domande che gli sono state rivolte dai tanti giornalisti in sala, ponendo l’accento sul fatto che tutti, tutti noi, facciamo parte di un cambiamento il cui scopo è la salvaguardia di ciò che abbiamo intorno.
Parlando del libro, c’è una foto che non hai pubblicato ma che ti porti dentro?
Sì, c’è: riguarda i miei famigliari nella loro intimità.
Fotografia e musica nella tua vita viaggiano in parallelo, che cambiamento hai visto nel tempo?
Direi che il cambiamento è stato generazionale.
Attraverso il libro voglio trasmettere il mio personale modo di vedere il mondo.
Un mondo che al mio tempo vedevo in analogico mentre oggi ho la possibilità di raccontarlo in digitale: negli anni è interessante comprendere come siano cambiate le percezioni personali e gli strumenti per catturarle.
La tua arte visiva si è sempre espressa anche nel lavoro con i R.E.M.: pensando ad oggi, c’è un artista che ammiri in modo particolare e del quale vorresti curare l’immagine?
Mi è molto piaciuto il lavoro di Thom Yorke, “Anima”.
Lo trovo molto interessante.
Extinction Rebellion è un movimento socio-politico che sta creando molto rumore in Europa.
Addirittura a Londra diversi suoi attivisti sono stati arrestati.
I Governi pensano che le richieste di questo movimento riguardo la salvaguardia dell’ambiente siano troppe ed eccessive; loro rispondono che quel che chiedono «è quello che serve al pianeta per sopravvivere».
Tu cosa pensi?
Non stiamo chiedendo troppo.
Imparare a capire le richieste di un movimento quale Extinction Rebellion è essenziale per imparare a conoscere cosa sta accadendo all’ambiente e iniziare a cambiare il mondo.
Siamo noi a governare il mondo, nel senso: siamo noi a scegliere politicamente chi ci governa e di fatto sono le nostre scelte ad influire sulla terra e sull’ambiente che ci circonda.
Per questo sostengo che siamo noi a governare, noi come singole persone: siamo i soli responsabili delle nostre scelte.
Parlando di musica, in Italia abbiamo un concetto particolare riguardo la musica indipendente.
Con questo termine nel nostro mercato ci si riferisce a band e artisti di stampo pop e commerciale: tu che pensi dell’indipendenza?
Se ci pensi, l’indipendenza fa parte dell’essere americano.
Nella musica vado fiero di esplorare in modo indipendente ciò che mi circonda poiché questa curiosità, questa attitudine, mi permettere di avvicinarmi e scoprire realtà piccole e non commerciali.
Un esempio è la scelta di Damiani come casa editrice per il mio libro piuttosto che la scelta di non affidare ‘Your Capricious Soul‘ alle piattaforme digitali più conosciute.
L’indipendenza è un valore fondamentale.
Ovviamente non sono uno stupido, il mio modo di lavorare ha lo scopo di raggiungere più persone possibili per divulgare un messaggio.
Questo significa che quando sarà il momento, sicuramente il mio singolo andrà a finire anche sulle piattaforme digitali.
Al momento, però, il mio messaggio è «siamo noi a controllare la nostra indipendenza, siamo noi a controllare le scelte che facciamo».
Per questo chi vorrà acquistare il mio singolo al momento potrà farlo direttamente dal mio sito e i proventi saranno interamente devoluti a Extinction Rebellion: ecco, questa è la mia scelta, il mio messaggio.
La tua idea di rumore, sia in fotografia che nella musica: il rumore può essere un veicolo che porta ad una scoperta?
Assolutamente sì.
Spesso nelle mie fotografie si trovano infatti citazioni relative proprio al rumore bianco, i pattern sonori e tante altre cose.
Il rumore assolutamente lega fotografia e musica.
Tra le tue passioni c’è anche quella per il cinema: ci sono nuovi progetti che ti vedono coinvolto anche in questo settore?
No, al momento nessuno, ma posso dire che ho sostenuto molto il lavoro di Johnson, il regista del video del mio singolo.
A livello cinematografico anche nel libro ci sono riferimenti, ad esempio è ben visibile un omaggio a Fellini, uno dei miei registi preferiti.
Il suo film che prediligo in assoluto è “E la nave va”.
“Our Interference Times: a visual record” vede anche la collaborazione con Douglas Coupland.
Nel mio modo di pensare non esiste una gerarchia, io seguo un flusso.
Non c’è un ordine prestabilito, mi lascio andare.
Coupland invece è differente da me, lui ha un suo ordine, una sua schematicità.
La scelta di collaborare con lui per il libro è stata dettata dal fatto che le nostre due sensibilità sono diverse si compensano.
Hai affermato di non aver paura della tecnologia però non sei presente sui social.
Uno dei miei migliori amici parlò a proposito dei social sostenendo che seguirli ed essere presente su di essi è un lavoro a tempo pieno.
Lo ammetto, non mi piacciono e non mi piace il modo in cui appaio attraverso i social media.
Non ho mai avuto un account Twitter, non sono su Facebook, non uso Instagram.
Vuoi sapere se dico a chi mi circonda di non usare i social?
Sì, in realtà dico spesso alle persone di abbandonarli ma la gente non deve per forza ascoltarmi o fare come faccio io: il mio è un pensiero, un’opinione.
Amo la tecnologia e la sostengo, ciò che non mi piace è l’atteggiamento manipolatorio dei social media.
Non amo il modo in cui vengono usati dal Presidente degli Stati Uniti né il modo in cui li usò tre anni fa: sono sicuro che se fossero stati usati in modo differente molte cose oggi sarebbero diverse.
Anche ascoltando il tuo nuovo singolo, ‘Your Capricious Soul‘, si può affermare che i testi dei tuoi brani sono flash di fotografie.
La musica per me è un’arte visiva.
Nel momento in cui un brano mi colpisce positivamente vedo scorrere davanti a me delle immagini: cerco di fare la stessa cosa con i miei testi, inserire delle immagini vive in un paesaggio di contorno.
Parlando della situazione politica americana, c’è la speranza di un cambiamento?
Credo sia troppo presto per individuare un candidato che possa portare un cambiamento.
Non ci servono piccoli cambiamenti, piccoli passi uno dopo l’altro: siamo arrivati al punto in cui ci serve quello che gli inglesi definiscono “dramatic change”, un cambiamento drastico.
Nessun candidato in vista delle prossime presidenziali è al momento in grado di imporsi in questo modo anche se la candidata democratica è sicuramente uno spiraglio di luce.
Alla domanda se ci sarà nuovamente un futuro con la sua storica band, e se è rimasto in contatto con i suoi ex compagni di viaggio, ha risposto serenamente:
«Mike e Peter sono dei grandi amici e proprio domani sarò a Londra e cenerò con Mike, ma il tempo dei R.E.M. è finito»
Adesso si guarda avanti, i progetti per il futuro sono tanti ma non c’è fretta di presentarli al pubblico.
Quando si paventa l’idea di un disco solista, immaginando tra quanto potrebbe uscire un secondo singolo, con un sorriso sornione rassicura:
«Per il mio primo album solista suggerisco di aspettare perché io non ho fretta, non ho pressioni.
Vivo la musica e ne seguo il flusso, non ho bisogno di far uscire un singolo dopo l’altro: non trattenere il respiro ma goditi il viaggio»
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