Abarth, Blasco ma anche molto altro: intervista con Yaya Deejay
Durante la lettura di questa intervista vi chiediamo solo una cortesia: chiudete per un attimo, in un cassetto immaginario, la storica diatriba “musicisti Vs. deejay”.
Non ci interessa scatenare l’ennesima polemica sterile che vede su fronti opposti chitarre e console, vogliamo fare un passo avanti.
Vogliamo andare oltre.
Partendo da questo presupposto, siamo andati a conoscere una ragazza (giovanissima) che con grinta e determinazione è riuscita a trasformare la sua passione per la musica in un vero e proprio lavoro.
Stiamo parlando di Yaya, una delle più importanti deejay donne in Italia.
E se siete fan del Blasco e ve lo state chiedendo, ebbene sì: è proprio lei che ha aperto i concerti di Vasco Rossi nel tour Live Kom 2014.
Com’è nata questa passione per i dischi e per la musica?
E’ esplosa all’improvviso o è una passione che coltivi sin da piccola?
La musica ha sempre fatto parte della mia vita, fin dalle scuole elementari.
Ho iniziato suonando la tastiera e ricordo che non vedevo l’ora che arrivasse l’ora di musica a scuola: probabilmente, già avevo capito che sarebbe stata questa la mia scelta di vita.
In tutto ciò che facevo c’era la musica, in qualsiasi momento libero della giornata non facevo altro che allenarmi per la gioia di mamma e papà.
A mio padre piaceva tantissimo sentirmi suonare: ancora oggi conservo la bellissima tastiera che mi regalarono lui e mamma, i primi ad avermi sempre appoggiata e sostenuta nel mio percorso.
Come si diventa deejay oggi?
Diventare un deejay oggi è purtroppo semplice, è qualcosa di accessibile a tutti.
A mio avviso la colpa è della tecnologia, andata avanti anni luce e forse troppo in fretta per i miei gusti.
Un tempo fare il deejay era come “avere un dono”: quando arrivavi in un locale con le borse colme di dischi nuovi riuscivi ad incantare già da lì le persone.
Al giorno d’oggi basta andare nei locali con un pc portatile, ed è tutta un’altra storia.
In questo settore l’esperienza si fa sul campo: come sei riuscita a vincere l’impatto col pubblico?
Ho iniziato a fare esperienza durante le feste di compleanno e le serate con gli amici, per poi passare anche a “movimentare” eventi diversi, come i matrimoni: credo sia stata la miglior gavetta della mia vita, soprattutto per vincere l’imbarazzo e per prendere confidenza con quello che è il pubblico.
Sono una persona che non lavora mai troppo “a testa bassa”, mi piace guardare negli occhi le persone presenti, creare un rapporto con loro.
Per me è fondamentale entrare in contatto con chi mi sta davanti.
Uno dei primi, importanti insegnamenti ricevuti è che in questo lavoro bisogna essere un po’ psicologi: essere contenti di chi balla, ma cercare di comprendere soprattutto chi sta fermo.
Quella è la vera sfida.
Possiamo definirti una ‘unconventional deejay’?
Non sei diventata famosa con i dj-set nelle discoteche ma per le tue partecipazioni ai grandi eventi.
Voglio essere sincera: giuro che è iniziato tutto per caso!
Sono diventata la deejay ufficiale degli eventi Abarth grazie ad un evento estremamente casuale ed inaspettato.
Mi era stata proposta un’esibizione in occasione del My Special Car di Rimini proprio per il progetto Abarth dj set.
Nello specifico, mi avvisarono di una deludente esperienza precedente proprio con una deejay donna e furono abbastanza chiari: per loro ero l’ultima spiaggia, se andava male anche con me avrebbero smesso di puntare su una deejay donna.
Di quel giorno ricordo il viaggio a Rimini (che fu terribile) e l’ansia.
Ricordo soprattutto che per l’occasione mi ero vestita bene, curando i dettagli, ma quando arrivai restai spiazzata poiché mi chiesero di indossare la tuta ufficiale da pilota: ero talmente entusiasta di indossare quella tuta che mi cambiai dietro le quinte senza nemmeno raggiungere i bagni.
Mi chiesi però dove mi sarei potuta esibire, dal momento che vedevo solo un’Abarth Cabrio: non avevo ancora capito che quella sarebbe stata la mia consolle.
Da quel giorno la mia vita ha subito uno stravolgimento e la 500 Abarth è diventata la mia nuova identità.
Ho iniziato a girare l’Italia proprio a bordo di una 500 Abarth andando nei paddock durante i trofei, nei locali e sulle spiagge più belle della penisola fino ad approdare a Sanremo ed al Festival del Cinema di Venezia.
Giovanissima, donna e dallo stile sobrio: le deejay donne in Italia non sono molte e quasi tutte tendono a mostrare il loro lato ambiguo e provocante.
Tu sei decisamente l’opposto…
In troppi casi la donna in console viene vista come un oggetto, come uno strumento.
E purtroppo ci sono molte donne che puntano soprattutto sull’essere provocatrici ed eccessive, risultando però volgari.
Non me la sento di giudicare le altre, non è ciò che desidero: la vita è fatta di scelte ed ognuna è consapevole di ciò che sta facendo e sa a cosa va incontro.
Io sono l’opposto, e vero: vado a suonare con le scarpe da tennis, cerco di essere il più semplice possibile.
Voglio essere me stessa quando suono, non sembrare ciò che non sono.
Voto per la comodità, anche perchè con il mio pubblico voglio divertirmi e questo non potrei farlo se avessi il pensiero del tacco alto che mi fa male al piede, o alla spallina del vestito che sta scendendo.
Davvero, è molto meglio preferire la comodità alle trasparenze.
La bella presenza è importante ma ciò che conta è lavorare sulla musica più che sull’immagine.
Ho quasi 27 anni, sono ancora molto piccola per questo mondo così grande e il concetto di non scendere mai a compromessi è qualcosa che non smetto mai di ribadire.
Questo settore è tanto bello quanto maledetto, e cedere alle promesse di persone sbagliate è un attimo.
Io sono stata molto fortunata, perchè oltre ad usare testa e carattere ho avuto al mio fianco sempre le persone giuste, che mi hanno saputa guardare come una professionista, non come una bambola da “esposizione”.
Il lancio del tuo primo singolo ‘Drop The Bass‘ con la collaborazione degli Hyenas Bro è un progetto molto ambizioso e importante che ti ha messo difronte ad una platea mondiale.
Com’è nato il progetto? Ci saranno altri singoli in futuro?
‘Drop the bass‘ è stato veramente un successo inaspettato.
Per me era il primo disco, ed ero completamente estranea al mondo produzioni.
Ho conosciuto gli Hyenas Bro durante il Live Kom 013 grazie al nostro manager Willy Marano, e abbiamo deciso di produrre un disco insieme.
Ci abbiamo creduto tutti, ci abbiamo talmente creduto che il traguardo che abbiamo raggiunto è stato esaltante.
In questi mesi sto lavorando su un nuovo singolo, ma sono una persona estremamente superstiziosa…al momento, acqua in bocca.
Il tuo lavoro impone un costante aggiornamento alle nuove tecnologie e ai nuovi metodi di fruizione per la musica.
Personalmente, meno lavoro con il pc e meglio è.
Ciò non significa che io non ne faccia uso, ma non mi sono mai presentata in un locale con un computer e non uso programmi o software per fare le serate.
Non mi piace il deejay che passa il tempo guardando il pc come se stesse chattando al posto di guardare il suo pubblico, la gente che sta ballando la sua musica.
I social network sono strumenti virali utili per farsi conoscere, per far conoscere la propria musica.
E’ sicuramente un modo divertente per condividere i traguardi, le esperienze, i successi ed anche gli insuccessi…perchè diciamocelo, la vita non è sempre perfetta e capita a tutti di inciampare.
Il 2014 ti ha vista partecipe degli eventi più importanti dello stivale, da Casa Sanremo al Festival Del Cinema di Venezia, passando per il Live KOM014 di Vasco Rossi.
Quante energie ti hanno richiesto e che emozioni ti hanno lasciato?
Tutti i grandi eventi comportano una grande preparazione, non solo musicale ma soprattutto fisica e mentale.
Non è sempre facile gestire le emozioni, ed essendo io una persona molto emotiva ho sempre mille paure e mille pensieri.
Sanremo è stato il mio primo, grande evento: essere lì ha il un certo “peso” (in senso buono).
Aprire i concerti di Vasco Rossi è stato il sogno realizzato di tutta la vita, ma prima di salire su quel palco ero nel panico più totale.
Ero consapevole del fatto che le persone presenti non fossero lì per me ma per un colosso della musica italiana e questo ha richiesto una maggiore preparazione da parte mia.
Subito dopo ho anche partecipato al Festival del Cinema di Roma e al Roma Movie Lounge.
Sono emozioni alle quali non ti abitui, esperienze differenti l’una dall’altra e con una carica adrenalinica diversa.
Come è arrivata l’opportunità di scaldare il pubblico del grande Vasco?
Sono salita sul palco di Vasco soprattutto grazie al mio manager, Willy Marano, e a Davide (Ermess): persone che hanno creduto in me fin dall’inizio, sostenendomi ed incoraggiandomi senza mai lasciare nulla al caso.
Per la performance ho scelto di utilizzare brani semplici, pezzi che in gergo definiamo “facili”: si tratta di brani che potenzialmente possono piacere alla gente, e proprio per l’occasione e per il tipo di pubblico generazionale di Vasco ho puntato su qualcosa di commerciale.
Ho cercato di accontentare tutti!
Suonare nei più importanti stadi Italiani cosa comporta?
Entrare all’Olimpico di Roma o al San Siro di Milano fa un certo effetto anche quando è vuoto, lo posso garantire: sono sensazioni che ho provato, ad esempio, durante il montaggio del palco.
L’ansia si è fatta sentire già solo al pensiero concreto di essere lì…ed è difficile essere razionale, in quei momenti.
Come sarà il 2015 di Yaya Dj?
Il mio “anno atomico”, il 2014, è iniziato con Sanremo: il 2015 riparte, ancora, con la mia seconda volta nel tempio della storia della musica italiana.
Tornare a Sanremo è motivo per me di grande orgoglio.
Il secondo disco invece è in fase di preparazione, ho per le mani un remix “vintage” e presto, molto presto, saprete di cosa vi sto parlando.