L’arte va oltre il pregiudizio: intervista con Marta Alleluia
Dalle nebbie della pianura padana sta per fare capolino nella scena indipendente italiana una delle voci più belle ch’io abbia mai sentito.
Marta Alleluia, ragazza di Cavriago (RE), ha un nome che per i lettori di Oca Nera Rock potrebbe suonare famigliare – e sì, non vi sbagliate, è una delle nostre collaboratrici.
Da mesi stiamo seguendo in prima linea il duro lavoro ed i sacrifici che la porteranno tra pochi giorni a raggiungere un traguardo importante: la presentazione al pubblico del suo primo lavoro solista, l’Ep L’arte del pregiudizio.
La decisione di intervistare Marta Alleluia nasce da diversi fattori, non ultimo il fatto che ha ben chiaro un messaggio da trasmettere agli altri perché (per dirlo con parole sue) «se hai forza, coraggio, talento e determinazione puoi ottenere ciò che vuoi».
La strada è in salita e ne è ben consapevole, poiché in un mondo saturo di dittami ed imposizioni stilistiche lei risulta essere una vera outsider.
Il concept ed il titolo dell’Ep sono ispirati a sé stessa: al suo mondo, al suo modo di essere.
Nonostante la timbrica potente e sorprendente, ha scelto di non buttarsi nella via del blues rock, ma di rivalutare e tuffarsi di testa nelle sonorità pop rock.
E lo ha fatto ironizzando sul suo non essere una cantante taglia 42.
Alla fine «non bisogna basarsi su quello che ci dicono gli altri ma solo su noi stessi e su quello che siamo. In fondo, è questo il messaggio: fregatene, se vuoi puoi».
E Marta lo ha fatto.
Come nasce ‘Marta la cantante‘?
In realtà Marta la cantante nasce da piccola.
Sin dall’asilo quando si facevano fare i cori e pure quando si organizzavano le festicciole di paese: mi sono sempre esibita, dove potevo cantare io c’ero.
Crescendo ho iniziato il mio percorso da sola, sperimentando l’aiuto delle basi, ed ho scelto di partecipa anche ad alcuni concorsi.
Poi col tempo sono arrivate le prime esperienze nelle band e alla fine sono arrivata a 32 anni con tanto lavoro, un Ep e ancora più passione di quando è iniziato tutto.
Perché hai scelto di partecipare a dei concorsi?
Credi siano una cosa realmente utile o solo un mezzo per avere la possibilità di farsi notare?
Credo che il discorso sia diverso a seconda dei concorsi ai quali uno partecipa.
Quando ero senza band questo era per me l’unico mezzo di visibilità al di fuori di casa mia, ed erano quindi opportunità utili per capire l’effetto che avevo sul pubblico e avere al contempo un confronto con il mondo musicale esterno.
Tuttavia sono sempre stata convinta del fatto che nei concorsi non c’è mai niente di limpido e per questo con il tempo li ho lasciati perdere per dedicarmi ad un percorso personale senza cercare visibilità.
Quando ero piu giovane volevo essere ad ogni costo al centro del mondo, ora la prospettiva è diversa e più matura: voglio solo fare musica.
Qual è stato il gruppo che ti ha fatto pensare “voglio fare la cantante”?
E’ stata Anouk a darmi l’ispirazione più grande.
In realtà ho sempre voluto fare la cantante, ho capito da subito che questa passione mi cresceva dentro ma all’inizio non avevo idea né di come né di cosa: Anouk mi ha fatto capire qual era la mia strada.
Arrivi oggi, a 32 anni come dici tu, a realizzare il primo Ep: come mai “così tardi”?
Bella domanda…Ho passato un periodo importante della mia vita a cantare con blues band e tribute band e con loro ho girato davvero molto.
Il tempo e le energie erano concentrate tutte lì, non mi ponevo neanche il problema di cantare solo cover: suonavo, andavo in giro e andava bene così.
Poi compiendo 30 anni ho capito che in mano avevo tanta esperienza ma nulla di concreto che potesse farmi dire in futuro “bene almeno l’ho fatto, ci ho provato”.
Così ho iniziato a collaborare con persone che potessero aiutarmi a concretizzare le mie idee, e mi sono resa conto che in fondo il problema era proprio quello: avere qualcuno che mi aiutasse a capire come fare le cose.
Ho sempre scritto negli anni ma non ho mai dato forma a nulla finché il momento è arrivato.
Hai nominato le cover band: al giorno d’oggi sono spesso bistrattate, perché portano in giro musica “di altri”.
E’ vero, credo però sia necessario fare sempre delle valutazioni specifiche.
Ad esempio?
Le cover band troppo imitative alla lunga sono stomachevoli, fanno esattamente le stesse cose delle band originali.
A quel punto è più logico ascoltare il cd dell’artista e godersi quello, no?
Però ci sono cover band e tributi che nonostante facciano musica “di altri” mettono del loro, personalizzano le performance, e questo è ciò che va realmente apprezzato.
Magari qualcuno pensa “a me non interessa fare pezzi miei”, ed eccolo che alla fine si diverte nelle rivisitazioni altrui: credo sia arte anche questa.
Per anni ho girato con una tribute band degli Skunk Anansie ma noi non imitavamo il gruppo, né nel suono né nel mood generale, tanto più che andavamo in giro non come “tribute band” ma come “the best of”.
A mio avviso ben vengano le cover e i tributi a patto che siano personali, vissuti e che siano reali omaggi ai propri idoli.
Un Ep, tre tracce e tanta energia: come nasce questo lavoro?
Giusto per restare in tema, nasce dopo un concorso fatto a Biella.
Per tre giorni restai senza basso e chitarra, ed il ex mio batterista mi fece conoscere due ragazzi.
Uno di questi è Marco, il mio attuale produttore artistico.
Lui già lavorava già in uno studio sia per etichette che per addetti del settore, e chiacchierando si interessò al mio progetto e lo prese a cuore al punto di chiedermi di lavorare assieme: lui ha scritto le musiche, io mi sono occupata dei testi.
Avevo voglia di mettermi in gioco totalmente e devo dire che con questo lavoro di squadra ci siamo riusciti tirando fuori un Ep vario e ricercato.
Soprattutto, L’arte del pregiudizio è un lavoro che speriamo possa aiutarci a capire la strada da seguire per un eventuale disco, progetto nel quale credo molto.
Perché questo titolo, L’arte del pregiudizio?
Il titolo nasce grazie ad un’intervista di Botero, pittore noto per i suoi soggetti formosi.
E’ lui che ha ispirato anche la copertina del mio Ep.
Botero ha sempre sostenuto che «l’arte va al di là del pregiudizio» ed è un concetto che mi piace molto, soprattutto notando quanto al giorno d’oggi siamo tutti prevenuti e succubi di fissazioni.
Sono una ragazza fisicamente fuori dagli schemi, quella per cui non ti giri per strada e che in più occasioni ha dovuto far fatica per ottenere qualcosa proprio perché non stereotipata.
Sarà anche fuori dagli schemi, Marta Alleluia, ma a noi piace anche per questo.
Se il 10 novembre sarete nei pressi di Scandiano (RE) fate un salto all’Harris Pub e non perdetevi la proiezione in anteprima del video di Come respirare, primo singolo tratto dall’Ep.