Chrysta Bell: quando la melodia si fa canzone
Chrysta Bell è quella che si può definire un’artista a tutto tondo: cantante, modella e anche attrice – sappiamo già di una sua prossima apparizione nel revival di “Twin Peaks” -, vanta ormai una serie di produzioni musicali criticamente acclamate e tutte firmate dalla carismatica figura di David Lynch.
Ben noto per le sue prodezze cinematografiche, Lynch da anni è interessato e disposto a sperimentare in ambito musicale soprattutto insieme a Chrysta, che sotto questo aspetto è conosciuta e vista come la sua musa ispiratrice.
Una voce suadente, la sua, che ammalia e rapisce subito l’ascoltatore.
Come su di una piccola nave in balia delle dolci onde del suo dream pop, veniamo richiamati dalla voce di Chrysta che a mo’ di sirena ci conduce verso il pulsante cuore della sua musica.
Nell’attesa della prossima uscita del suo nuovo lavoro (prevista per il 7 ottobre), abbiamo ascoltato in anteprima “Somewhere in the Nowhere”, frutto della continua e fruttuosa collaborazione con il famoso regista ed il suo collaboratore Dean Hurley, e ne abbiamo parlato proprio con Chrysta.
“Somewhere in the Nowhere” è un album interessante.
Ha un sound particolare, dovuto soprattutto al mixaggio della voce arricchito da effetti eco e sintetizzatori vocali i quali però non snaturano quella che è la tua timbrica.
Quant’è importante durante la registrazione sperimentare con gli strumenti che si hanno a disposizione?
Quando sono andata nello studio di registrazione di David, lui e Dean Hurley avevano già creato alcune basi musicali senza voce, nate durante una precedente sperimentazione musicale: David pensò subito che potessero essere adatte al nostro progetto.
Solitamente, la prima volta che ascolto le tracce insieme a David e Dean inizio a dare ascolto a tutte le melodie che mi passano per la testa per poi cantare e muovermi seguendo la musica.
In un secondo momento David mi dà le parole, a volte scritte precedentemente e a volte che gli vengono in mente, invece, in quel preciso momento: solo alla fine vado nel vocal booth ed inizio a registrare.
Mi piace registrare avendo già quegli stessi effetti sulla mia voce, in quanto in quel momento pensiamo già a come li vorremmo poi sul prodotto finale.
Questo mi aiuta a trovare la melodia, quella musica che deve diventare una canzone.
Mi sembra che questo nuovo album sia a metà strada tra il disco a cui presto inizierai a lavorare (“The Great Unknown”, con John Parish) ed il tuo primissimo lavoro (“This Train”).
Quanto del tuo primo album è ancora presente in “Somewhere in the Nowhere”?
“Somewhere in the Nowhere” è una riflessione sulla mia vita e sulla mia carriera in questo preciso momento.
È qualcosa di davvero ampio e difficile da classificare, ed è di certo al limite di qualcosa.
È un trampolino di lancio e un primo sguardo su “The Great Unknown”.
La mia nuova musica è certo misteriosa, ma lo è in maniera differente: sono io ad essere il ponte tra questi due album.
Quali sono le tue influenze musicali più importanti, che in qualche modo sono ancora presenti nella tua attuale produzione musicale?
Le influenze più significative per quanto riguarda il mio modo di cantare e la mia esecuzione musicale in genere sono Nina Simone, Julie London, Dusty Springfield, Jeff Buckley, Marvin Gaye, Eartha Kitt e Annie Lennox… o, almeno, questa è la risposta che darei oggi!
David Lynch ha detto di te: «Chrysta Bell è come un sogno e Chrysta Bell canta da sogno. E questo sogno sta diventando realtà».
La tua collaborazione con lui è iniziata nel 2007 (soundtrack di “Inland Empire”) e sta tutt’ora proseguendo: come è nato il tutto?
Ho iniziato a lavorare con David nel 2000, ma il 2007 è stato l’anno in cui abbiamo finalmente pubblicato qualcosa a livello musicale.
Noi condividiamo una bellissima alchimia musicale che abbiamo scoperto quando sono stata presentata a lui da un agente a Hollywood, che aveva ascoltato la mia voce e avuto l’intuizione che David e io ci saremmo potuti piacere subito a livello musicale.
Com’è lavorare con Lynch come musicista?
Lavorare con lui è una gioia ed è sempre una soddisfazione, perché insieme creiamo musica che amo e lui è davvero una bellissima persona da avere attorno.
Ha una grande passione, è affettuoso, con un grande senso dello humor e un grande abilità da story teller.
E il tuo rapporto con i fans?
Adoro suonare live e amo poter interagire con i miei fans durante le mie performance.
Questo mi dà forza.
Apprezzo i miei fans e rispetto il fatto che siano disposti a condividere questo viaggio con me, anche se per un breve tratto, lungo la strada della moderna musica pop.
Come accennato stai per iniziare una nuova avventura con John Parish.
Trovo ammirabile che tu stia basando il tuo prossimo lavoro sopratutto sull’aiuto dei tuoi fan, attraverso una piattaforma come PledgeMusic: come ti senti a proposito?
Cosa pensi di tutte le piccole realtà musicali che stanno crescendo grazie a questo genere di piattaforme?
Penso che PledgeMusic e altri servizi di questo genere siano davvero significativi per gli artisti: molti album semplicemente non sarebbero nemmeno esistiti senza questo tipo di piattaforme.
Penso che chiedere ai miei fan di essere coinvolti nella creazione del mio disco, facendo questo salto con me, sia un importante processo di crescita personale.
Sentire il supporto per la propria arte è un profondo nutrimento per un artista, a volte rende possibile l’impossibile.
Sono davvero grata per questa opportunità offertami da PledgeMusic, e guardo a questa come uno dei tantissimi modi attraverso i quali ad un artista viene viene data la possibilità di creare la propria arte.