ANTEPRIMA – ASYAB – Do We Wanna Be a Riot
Gli ASYAB nascono nel 2020 dall’incontro tra Luca Polito e Tommaso Bernacchi, precedentemente attivi in diverse band postrock romane. Ai due è chiara subito la direzione da intraprendere: liberarsi da etichette e ricercare nuovi ambiti espressivi per il rock strumentale. La strada da percorrere vede insieme l’elettronica e la strumentazione tradizionale; il duo affianca drum machine, controller midi e tastiere a batteria, basso e chitarra
Dopo una prima fase di lavoro in studio, nel 2022 pubblicano l’album di debutto; “There Is a Place Where We Have Never Met” uscito per l’etichetta Sound of Failure. Le atmosfere lambiscono universi drum’n’bass, synthwave, clubbing e downtempo, mantenendo al contempo un forte impatto emozionale.
‘Do we wanna be a riot?’ ha visto la luce il 22 novembre 2024 ed è il primo dei quattro singoli in uscita prossimi mesi. Il video esce oggi, 2 dicembre 2024 ed è in anteprima per Ocanerarock.
Da un punto di vista musicale. Come avete individuato e poi tracciato la strada che state percorrendo?
Il percorso è il risultato di un’evoluzione naturale che nasce dal desiderio di spingerci oltre i limiti del nostro passato musicale. Siamo sempre stati affascinati dalla fusione di generi e negli anni abbiamo mescolato il nostro amore per il rock strumentale con sonorità più moderne, elettroniche e sperimentali. La decisione di esplorare nuovi orizzonti sonori è stata una scelta consapevole, alimentata dalla volontà di non fermarci a una singola etichetta stilistica, ma di creare qualcosa di unico. L’approccio è stato organico: ogni singolo brano è un piccolo passo in avanti e ci ha portato a esplorare e scoprire nuovi territori musicali, senza mai perdere il nostro spirito di ricerca e la nostra volontà di fare musica che non solo intrattenga, ma che spinga anche alla riflessione.
La nostra musica è un costante dialogo tra passato e futuro: da una parte l’influenza di generi più tradizionali, l’indie rock, l’alternative e il post-rock, dall’altra la spinta verso la contemporaneità e l’uso dei processi ad essa associata. Stiamo tracciando una strada che ci permetta di essere allo stesso tempo di radicarci in un determinato suono e, al contempo, di aprirci a nuove possibilità creative, anche a livello di produzione e composizione.
Raccontateci il video di ‘Do We Wanna Be a Riot’
E’ un viaggio visivo, specchio della filosofia della nostra musica. Non solo un supporto per il brano, ma un’estensione visiva del messaggio che vogliamo comunicare. Il video esplora temi di conflitto, cambiamento e trasformazione, in modo simile a come la musica sfida e interroga l’ascoltatore. Le immagini non sono una narrazione, ma un intreccio di emozioni, che rimandano a una rivoluzione sia interiore, sia collettiva. Vorremmo che chi guarda il video si senta parte di un processo sempre attivo e in evoluzione.
Il video rappresenta anche un altro aspetto centrale della nostra filosofia: la libertà creativa e il rifiuto di limitarsi a convenzioni. Siamo partiti da un’idea di minimalismo visivo, per creare una forte connessione emotiva. Le immagini non dicono tutto, ma suggeriscono e lasciano spazio all’interpretazione. La nostra musica offre una vasta gamma di possibilità emotive, senza imporre un significato unico, e così anche il video lascia a chi lo guarda il compito di decifrarlo, di viverlo e di trovarvi il proprio significato.
Guarda il video di ‘Do We Wanna Be A Riot”
Il Futuro – “Do You Wanna Be a Riot?” è il primo di quattro singoli che usciranno nei prossimi mesi. Voi siete inizialmente nati come progetto in studio. È previsto anche l’avvio di un’attività live? E se sì, possiamo già dare qualche anticipazione a chi vorrà venire ad ascoltarvi?
Questi brani segnano una nuova fase della nostra carriera musicale, in cui vogliamo spingere ancora di più sui temi della sperimentazione e dell’evoluzione sonora.
Anche se siamo nati come progetto in studio, siamo cresciuti suonando e, dopo l’uscita del nostro primo album, abbiamo sentito la necessità di condividere quello che facevamo con un pubblico dal vivo. Prima sfida è stata la messa a punto del live set, che ci ha impegnato parecchio. Siamo solo in due sul palco, tra strumenti, tastiere e midi controller, ma le esibizioni saranno un’estensione di ciò che facciamo in studio. Il focus sarà tutto sulla potenza emotiva e sull’intensità sonora che creeremo live.
Stiamo preparando un live set che sarà tanto viscerale quanto coinvolgente. Vogliamo che i concerti diventino una sorta di rituale collettivo, dove la musica agisca come una forza che coinvolge emotivamente ogni persona presente. Il nostro approccio live sarà fluido, sperimentale, e cercheremo sempre di adattarci all’energia del pubblico, trasformando ogni performance in un momento unico. Non possiamo ancora fare troppe anticipazioni, ma stiamo mettendo a punto sorprese in termini di format visivi e interazioni con il pubblico, per rendere l’esperienza live il più immersiva possibile.