Zucchero, un battito blues davanti a Palazzo Ducale
Sono passati sette anni dall’ultimo grande concerto nel cuore della città eppure Venezia non si è rassegnata e quel cuore, che per noi ha il nome di Piazza San Marco, è tornato a battere nelle giornate del 3 e 4 luglio.
Un battito dal ritmo blues, un suono che diventa un’eco sotto la voce del bluesman per eccellenza: Zucchero.
Circa settemila i presenti, i volti meravigliati davanti ad uno spettacolo maestoso sotto tutti i punti di vista. L’architettura di Palazzo Ducale padroneggia la location, i “mori” e i colori aranciati del campanile riflettono dapprima le luci del tramonto poi quelle del palco, che illuminano l’atmosfera con fasci morbidi e caleidoscopici.
Lo stage è imponente, una struttura complessa (e super leggera, stando al parere dei tecnici) esteticamente sobria. Le sedie ordinate davanti al palco, secondo uno schema che lascia respiro all’area, delimitata per l’occasione da paratie oscuranti. Il pubblico resta quindi ordinato, ma energico.
È l’artista stesso a sollecitarli, «ci sono le sedie, ma voi intanto alzatevi e fate casino, poi per i brani calmi vi risedete».
Una frase più o meno così e tutti si alzano, come se non stessero aspettando altro.
Zucchero sa esattamente cosa e come dosare le parole.
Non mancano le provocazioni, così come gli elogi ai grandi professionisti che lo accompagnano in questo “Best Live Tour”, tutto però nello stile del grande professionista quale è.
Ben tre ore di concerto per un repertorio davvero ricco.
Da ‘Vedo nero‘, ‘Pane e sale‘, ‘X colpa di chi?‘ fino alla dolcissima ‘Diamante‘.
Divertente e un po’ insolente la parentesi di ‘Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall’Azione Cattolica‘, proprio lì, a pochi passi dalle strutture più solenni della città.
Nel mezzo dello show arrivano anche i Cheryl Porter & Halleluiah gospel singers, ospiti attesissimi che incantano il pubblico sulle note di successi come ‘Miserere‘, ‘Madre dolcissima‘ e ‘Così celeste‘.
Non ci sono molti commenti da fare.
Si potrebbe dire che in un contesto simile “il gioco è facile” perché in effetti, dall’organizzazione alla musica, fila tutto talmente liscio da farlo sembrare.
Ognuno di noi però in fondo sa che la professionalità non mostra fatica e tutto scorre senza intoppi solo nelle mani giuste.