Zola Jesus live a Segrate (MI): il buio è atmosfera
Fresca di pubblicazione del quinto disco “Okovi”, Zola Jesus col suo tour europeo di questo autunno 2017 omaggia della sua presenza anche il pubblico di Milano: venerdì 17 novembre, data potenzialmente infausta ma che si presta alle tinte fosche della musica di questa ragazza un po’ russa e un po’ dell’Arizona, le luci del Circolo Magnolia di Segrate (MI) si abbassano per l’occasione.
Le esibizioni di Zola Jesus in Europa sono accompagnate da Devon Welsh, che dopo l’esperienza coi Majical Cloudz ha intrapreso la carriera solista. Ed è da solo che Devon Welsh si presenta sul palco, facendolo apparire enorme, smanettando in autonomia per far partire le basi ipnotiche e ripetitive su cui canta con struggente pacatezza e sfoggiando una voce profonda.
Lo show di Zola Jesus inizia ovviamente in un contesto buio, con il suono naturalmente oscuro di ‘Veka‘ spinto da bassi consistenti e cesellato dalla sua voce armoniosa. Il taglio goth non appare troppo marcato, giusto il tocco della viola ha un sapore di inquietudine, per il resto abbiamo una dark wave piuttosto danzereccia e caratterizzata dalla cassa spinta.
Zola Jesus si muove parecchio, la sua voce è eccezionalmente luminosa ma non viene forzata, lei scende anche in transenna con piglio da intrattenitrice. Il buio caratterizza l’atmosfera e viene smorzato e ammorbidito dalla musica. La struttura dei brani è semplice, scarna ed essenziale nello sviluppo, il contributo di Zola Jesus è quasi esclusivamente vocale senza dare spazio a fronzoli e virtuosismi.
I visual sono semplici e tetri, coprono le figure che restano semi-indistinte nel buio senza essere troppo invadenti. Ci sono influenze di parecchi generi, nei suoni cupi e vibranti e nel modo di cantare aperto, convergendo senza eccessi. La figura di Zola Jesus è affascinante e non esagera coi toni tenebrosi e col misticismo. C’è una sola entità dinamica in una scena statica, caratterizzata dalla prevalenza di luci fisse.
Una buona parte di ‘Remains‘ viene cantata da Zola Jesus arrampicata sulla struttura delle luci, i passaggi synth pop spingono su un ritmo forzato, mentre il finale di set prende una piega più angosciante, alzando tonalità cupe. Il rientro per il bis è soffuso, si chiude con la sola ‘Skin‘, che appare sofferta e interminabile. Atmosfere buie, suoni consistenti e una presenza quasi brillante: questa la formula dell’esibizione di Zola Jesus, uscendo dallo schema di artista mistica e tetra che ci si sarebbe potuti aspettare.