Wallis Bird live a Torino: per lei qui è “Home”
Wallis Bird va vissuta dal vivo. Ok, ascòltati pure i pezzi, tutto molto bello, ma finché non vai a un suo concerto la tua esperienza rimane limitata al pacchetto base. Passa al pacchetto premium, vai a un concerto: se non provi non godi.
L’esperienza dal vivo di Wallis inizia con un gioioso “D** fa”, bicchiere di vino nella mano destra, limoncello nella sinistra. È appena entrata, e già ci ha travolto con la sua irruenza irlandese. Ah! Gli irlandesi, persone oneste che bevono e fanno casino, che sia qualcosa di più di un luogo comune?
Wallis passa spesso da Torino. Stavolta siamo al Cap 10100, precedentemente è stata al Barrio e al Torino Jazz Festival, sono sicuro che molti dei presenti se la ricordano bene. Chissà se sente questa città un po’ “Home”, come il titolo del suo ultimo disco.
Non è solo una voce prodigiosa, è tutta corpo. I tacchi per un’ora e mezza percuotono la sua pedana per dare il groove. Ha un’attitudine un po’ busker che quasi distrae dal fatto che è incredibilmente precisa, coordinata, costante, potente.
Non vorrei però essere nei panni delle sue chitarre, scassatissime da anni di concerti, rivoltate al contrario per essere suonate da mancine, frustate da pennate folk di plettri dalla vita molto breve.
Non si contano le corde che Wallis Bird spacca a ogni concerto. Farebbe volentieri a meno di questo inconveniente, credo, eppure anche questo diventa una piccola tradizione che mette il suo pubblico a proprio agio. Se finisse un concerto con le corde ancora tutte integre, forse qualcuno tornerebbe a casa con una punta di insoddisfazione.
Pensate ai gruppi di cui avevate la maglietta o il poster in cameretta, che spaccavano gli strumenti sul palco in un capriccio di insoddisfazione da artista. Ma se gli si fosse spaccata accidentalmente una sola corda in mezzo a un pezzo? Sarebbero andati in crisi mandando a male un quarto d’ora di live.
Wallis Bird invece se ne sbatte e tira dritto come un treno. Le ragazze sotto il palco pogano e si abbracciano e forse si dicono ‘I can be your man’ come canta la nostra ragazzaccia irlandese.
Vibrazioni di gioia, energia, dolce malinconia.
Infine, il tabellino delle informazioni. Prima di Wallis abbiamo ascoltato la voce soul di Didie Caria, il canto confidenziale di Sam Vance-Law (che insieme ad Aidan Floatinghome ed Emma Greenfield fa parte della band di Wallis) ed Errico Canta Male che fa canzoni di sinistra sui quartieri torinesi. In particolare se si tratta delle zone delle periferie e del disagio, è sempre un piacere ascoltare canzoni locali, km0 diciamo, che se sei del luogo capisci perfettamente e se non conosci arràngiati.
Ultimo sguardo sul Po e sui Murazzi serrati, il giovedì è passato da mezz’ora ed entriamo in uno scaramantico e numerologico venerdì 17/02/2017.