TOdays Festival 2017, day 3: la serata americana
Fra tutte le serate dell’edizione 2017 del TOdays Festival, quella del 27 Agosto è forse la serata più “TOdays”. Quella per molti, ma non per tutti. Quella per il pubblico che ascolta tanta musica, e diversa. Quella che ha le band che ti aveva detto il tuo amico esperto “ascolta questi”. Quella che propone ciò che accade oltreoceano. Quella per gli appassionati che vogliono arrivare prima della massa e poi dire “li ascoltavo quando non erano ancora famosi, ed erano meglio…”
Insomma, è la serata americana, soprattutto USA, ma con un tocco di Canada (che è un po’ la “Todays” tra le nazioni che fanno girare il pianeta indie rock). A Spazio211, Torino, ci sono i Band Of Horses, The Shins e Timber Timbre. Oggi nessun dj-set o altre performance, solo musica suonata. È domenica e si va a nanna presto: l’indomani è il primo lunedì dell’anno.
Prima gli italiani
La giornata inizia alle 16 con il “pool party” dei Pop X nella vicina piscina Sempione. Chi li ama, chi li odia: raramente ho visto un gruppo che divide in maniera così netta. Non vado a questo evento perché ho in odio le piscine affollate. Ma vedo nei video on line gente che se la spassa coi piedi a mollo, schizza l’acqua, pare divertirsi.
Iniziano i concerti a Spazio211, Torino. Andrea Laszlo De Simone e la sua band sembrano un viaggio nel tempo indietro di mezzo secolo, tipo rappresentanti italiani alla Summer of Love del ’67. I musicisti sono un “supergruppo” della scena cittadina del Reset Festival. Finito il set, Andrea ne suona ancora una acustica insieme al pubblico mentre i fonici sparecchiano il palco.
Poi i Gomma, che hanno appena un anno di vita, e vivono la loro esplosione con un set tosto e spigoloso, caso raro ormai in Italia dove l’indie impone suoni più graziosi. La grazia qui è soltanto quella sfacciatamente ironica delle calze rosa con fragoline della cantante Ilaria. “Disturbante”, parola usata oltremodo e senza motivo in contesti talent, può invece calzare a pennello per l’attitudine di questa band. E anche in questo caso, per alcuni sarà sinonimo di respingente, per altri di attraente, nessuna possibilità di vie di mezzo.
Al cinema coi Timber Timbre
Se dovessi dire in tutto il festival chi mi ha impressionato di più, direi sicuramente i canadesi Timber Timbre. I pezzi più tranquilli sono clamorosamente da cinema, convinciamo David Lynch a farli suonare al Roadhouse di Twin Peaks! Prima seconda o terza serie è uguale. E poi ogni tanto entra il sassofono per regalare favolosi momenti-Morphine.
Non rimarranno foto a documentare la loro esibizione, perché solitamente non le vogliono. Francesco Bassanelli, che cura questa gallery fotografica, non nasconde un certo disappunto. Ma guardando la camicetta leopardata del cantante Taylor Kirk… meglio così!
La prima volta dei The Shins
È la prima volta che i The Shins suonano in Italia. Non ci credevo, mi sembra impossibile per un gruppo come loro.
Mi sembra anche impossibile che non siano la band più famosa del mondo. Hanno tutto: melodie adorabili, pop chitarristico di gran gusto, band schiacciasassi, innata simpatia (il fatto che James Mercer sbagli l’attacco di ‘Girl inform me’ e poi si corregga rende il tutto anche più bello).
Se non basta questo, what else? Il momento cazzeggio con la sigla di ‘Supercar’? Ultima carta da giocare: la vaga somiglianza fisica di James Mercer con un giovane Bruce Springsteen…
Finisce l’estate: i Band Of Horses
Infine i Band Of Horses, trionfo di chitarre, valvole, cori certosini alla Crosby Stills Nash & Young. L’ottimo umore di Ben Bridwell ridimensiona il mood malinconico della sua voce. Insieme a James Mercer dei The Shins costituiscono una doppietta di cantanti dalle voci acutissime che arrivano a livelli atmosferici di una certa altitudine. Ma mentre Mercer è sole, Bridwell è pioggia.
Il contributo ai cori del tastierista Ryan Monroe è fantastico. La formazione è cambiata recentemente, il chitarrista e il bassista sono new entry, ma non sono riuscito a trovare on line i loro nomi.
La performance dei Band Of Horses chiude così l’ultima serata, quella “americana”. In quanto alla musica degli americani condivido il commento del mio amico Marco cantante degli Adam Smith: “nell’ottocento gli facevamo il culo a sta gente, invece adesso…”
Il festival è durato tre giorni e abbiamo anche i live report della prima serata, quella “imperdibile” con PJ Harvey, e della seconda, quella “nostalgica” con Richard Ashcroft.
Con la fine di TOdays 2017 diciamo arrivederci addio all’agosto, all’estate, alle vacanze, all’abbronzatura, ai concerti all’aperto, ai festival estivi, alla pace nella città deserta, alla sosta gratis in centro, alle giornate lunghe, alle serate calde. Il festival, iniziato con una cantante che si chiama Birthh, finisce con una canzone che si chiama ‘Funeral’.