The Vaccines live a Milano: le conferme che non mancano
C’era un tempo, non troppo lontano, in cui The Vaccines sembravano predestinati a diventare il nuovo gruppo di punta della scena indie rock britannica.
Siamo nel 2016 (12 marzo, per la precisione), stiamo ancora cercando conferme di ciò – e una non risposta è già di per sé una risposta, in fondo – e li mettiamo alla prova al Fabrique di Milano.
Siamo nel 2016 (12 marzo, per la precisione), stiamo ancora cercando conferme di ciò – e una non risposta è già di per sé una risposta, in fondo – e li mettiamo alla prova al Fabrique di Milano.
Un primo album col botto, una seconda opera sulla falsariga ma un po’ troppo simile, un terzo disco lo scorso anno con cui provano ad allargare i propri orizzonti ed esplorare altri territori della musica leggera. Ma a noi interessa come se la cavano sul palco.
Non erano annunciati sul programma, ma i New Candys si sono presentati ugualmente in apertura, ed è stata una sorpresa più che piacevole. Il gruppo veneziano ha proposto brani e suoni complessi e distanti dall’indie, tenendo bene la scena e saturando di riverberi e distorsioni il locale. Psichedelia, dark, shoegaze in apertura a una band ben più leggera: una sfida non semplice, ma raccolta e portata ammirevolmente a compimento dai New Candys. Promossi con lode.
Chitarre bianche, un look abbastanza discutibile e l’aria divertita: si presentano così The Vaccines sulla scena, e cominciano dal fondo, con ‘Handsome‘ che è il pezzo di apertura del loro ultimo disco “English graffiti”. Mantengono il brio con ‘Teenage icon‘, si contraddistinguono per un’esecuzione buona e coinvolgente, il centro del palco è tutto per Justin Young che non è un vero e proprio intrattenitore ma che porta avanti dignitosamente la sua parte. ‘Dream lover‘ si discosta un po’ dallo stile a cui The Vaccines ci avevano abituati, ma anche con questo brano più appesantito e con le chitarre più definite se la cavano davvero bene, prima di buttarsi sul revival del loro esordio “What did you expect from The Vaccines?”.
L’inizio quieto di ‘Wetsuit‘ tradisce, perché da quando fanno salire il brano in poi il Fabrique intero si anima e si muove. ‘A lack of understanding‘ è un coro unanime, come se il 2011 non fosse mai finito, e ‘Wolf pack‘ è bella tirata. La parentesi di ‘Bad mood‘, che porta verso altre epoche e altri stili che non sono propriamente il pane quotidiano dei The Vaccines, interrompe solo momentaneamente l’excursus attraverso il disco del botto, proseguendo in versione allegro ma non troppo con ‘Post break-up sex‘, sempre per schiarire le voci del pubblico. Un paio di lenti un po’ fiacchi prima della tirata finale, un continuum di pezzi vecchi come ‘Wreckin’ bar (ra ra ra)’ e nuovi come ‘20/20‘, per chiudere con ‘If you wanna‘ e una lunga ‘All in white‘ a diverse marce e diverse velocità.
Si ripresenta sul palco Justin Young in perfetta solitudine, imbracciando la chitarra per una versione acustica ma non per questo meno vivace di ‘No hope‘. Il resto dei The Vaccines lo raggiunge per il gran finale, sempre in salsa 2011 con ‘Blow it up‘ e il macello conclusivo di ‘Nørgaard‘.
Si esce dal concerto dei The Vaccines con delle conferme: il loro album d’esordio è una bomba dell’indie rock made in UK, da loro purtroppo incrociato in una fase calante; sul palco ci sanno fare e sono coinvolgenti, suonano bene e ti tirano dentro, senza fare nulla di rivoluzionario; le idee sono rimaste un po’ ferme, sanno rendere bene quando si tratta del loro stile, si spengono quando si allontanano.
Non sono diventati una band di culto, ma il segno nella scena d’Oltremanica e di riflesso anche qui meritano di lasciarlo, glielo riconosciamo volentieri.
Non sono diventati una band di culto, ma il segno nella scena d’Oltremanica e di riflesso anche qui meritano di lasciarlo, glielo riconosciamo volentieri.
Foto relative al concerto di Roncade (TV) del giorno 11/03/2016.
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