The Sisters of Mercy, l’urlo dalle tenebre
Un evento sempre attesissimo per i fans dei The Sisters of Mercy sono i concerti dal vivo della band.
Da quando smisero di pubblicare nuovi dischi nel 1990 per protesta contro l’operato della loro casa discografica, i The Sisters of Mercy scelsero di non entrare a far parte del circuito delle etichette indipendenti proponendo numerosi nuovi brani nelle loro esibizioni dal vivo.
Noti nella scena musicale underground e gothic rock britannica degli anni ’80, subiscono innumerevoli cambi di formazione.
Attualmente Andrew Eldritch è il leader indiscusso della band, unico membro che può vantare di essere presente dagli esordi ad oggi.
Un’atmosfera cupa, quella dei The Sisters of Mercy, che si riversa nel numerosissimo pubblico presente al Live Music Club di Trezzo sull’Adda.
Lo spazio non è abbastanza colmo però durante l’esibizione del gruppo di apertura, i The Virginmarys.
Anche se quasi nessuno dei presenti lo conosce, il duo britannico colpisce per il loro concentrato vitale di energia punk rock.
Ally Dickaty, voce e chitarra e Danny Dolan alla batteria conquistano subito gli spettatori che si accalcano pian piano verso la transenna piacevolmente stupiti.
Quaranta minuti di esuberanza e vivacità fanno sì che l’attesa per The Sisters scorra in fretta.
E dinanzi a noi, signore e signori, The Sisters Of Mercy fanno la loro entrata in scena, tra rumori sinistri provenienti dal mixer, folta nebbia che si dipana sul palco e luci monocromatiche che variano colori nei led che fluiscono nei pilastri di fogliame nero, quali una foresta incantata dal volto malinconico.
I quattro musicisti inglesi si rivelano nel loro look abituale: occhiali da sole e abiti rigorosamente neri.
Si parte con il medley ‘Doctor Jeep/Detonation Boulevard‘, tratto dal terzo album “Vision Thing”.
L’abuso dei sintetizzatori che creano le basi di batteria e basso coprono quasi del tutto il suono delle due chitarre.
La voce di Eldritch si sente a malapena nei primi brani ed è già sconforto tra i presenti, a tal punto che qualcuno commenta ipotizzando un probabile playback.
Forse perché la voce cupa e altisonante non è più quella di un tempo ed ora ha bisogno di mascherarla con effetti sonori per dare la potenza
necessaria al suo caratteristico canto catacombale?
Non è dato saperlo, eppure il dilemma si pone.
Si continua con ‘Don’t Drive On Ice‘ e si scatenano reazione di entusiasmo, soprattutto da chi li segue da vecchia data.
Si balla con un continuo alternarsi
di ritmi possenti e trascinanti in un alone inquietante e occulto.
La scaletta riserverà diverse sorprese e proporrà brani non proprio di primo piano della loro discografia.
Ma si sa, i Sisters introducono nei loro live nuove canzoni, mai incise e a discapito dei classici.
Infatti si passa da tracce come ‘Marian‘ e ‘Dominion/Mother Russia‘ ad altri pezzi proposti più raramente, come ‘On The Beach‘ o ‘I Am On Fire‘.
A chiudere il concerto?
I grandi successi della loro arte cerimoniale gotica e dei capolavori dell’intera darkwave: ‘Lucretia My Reflection‘, ‘Temple Of Love‘ e ‘This Corrosion‘.
Un tris vincente e rappresentativo del loro trascinante verbo gotico con un Eldritch sempre più delirante, nei panni di una sorta di sciamano delle tenebre, a declamare versi come «Hey now, hey now now , sing this corrosion to me (like a healing hand)».