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The Lemon Twigs

The Lemon Twigs, virtuosismo retrò e spirito contemporaneo

La spensieratezza dei The Lemon Twigs sul palco all’Estragon Club

La band è tra i protagonisti di Astrale, nuova rassegna multisensoriale 

Bologna, 11 Dicembre 2024 | Ph. © Carlo Vergani

Questa è una di quelle sere in cui chiunque sarebbe rimasto comodamente sdraiato sul divano con una copertina e qualcosa di fumante nella tazza delle tisane, ma ci sono i The Lemon Twigs a Bologna, per l’unica data italiana. Che fai? Resti a casa? Certo che no!

Fuori c’è un freddo assassino, umido spaccaossa – ma dentro l’Estragon Club, l’aria che si respira è frizzantina.  C’è attesa, molta attesa per questo concerto, leggibile sui volti di molti amici fricchettoni incontrati lì per caso. Pubblico medio alto, anagraficamente parlando, con un’alta percentuale maschile – tutti in attesa dei giovani fratelli Brian e Michael D’Addario (rispettivamente classe 1997 e 1999).

Nati nel Queens, i due sono cresciuti nella periferia di Long Island, giocando tra gli spartiti del padre musicista e allevati a grandi dosi di passione per i Beatles da parte dei genitori. Entrambi polistrumentisti, fondano The Lemon Twigs nel periodo in cui frequentano la stessa scuola superiore. Definiscono la loro musica Mersey Beach, riferendosi ai capisaldi della musica pop anni ’60 (ovvero Brian Wilson dei Beach Boys e  Lennon/McCartney dei sopra citati Beatles).

«Ciao, come state?», presentandosi in un italianico accento a stelleestrisce. Sono le ventidue e quindici minuti quando aprono la serata con il brano ‘My Golden Years’ dall’ultimo album, “A Dream Is All We Know” (2024). Si parte per un lungo viaggio volante sul tappeto magico che attraversa generi e periodi storici lontani, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70.

Siamo catapultati sulle estese spiagge della East Coast: capelli sciolti, jeans e magliette attillate, le teste che annuiscono come i primi Beatles, le voci che ricordano quella di Lennon, il bassista Danny Ayala che suona il basso in stile McCartney mentre dalla batteria escono suoni armonici per mano di Reza Matin.

Saltano tantissimo i fratelli D’Addario, sprizzano un energia pura e travolgente. Si scambiano parole nelle orecchie e si alternano al microfono come voce principale, spesso cantano insieme, condividendolo.

In modo ordinato e velocissimo, la band cambia spesso strumento, onorando il loro essere ottimi polistrumentisti. In ‘If You And Are Not Wise’, Michael passa alla batteria lasciando a Matin  la chitarra, mentre Ayala lascia il basso per suonare le tastiere. Altrettanto velocemente seguono ‘Any Time Of Day’  e ‘I Wanna Prove To You’.

Sulla cover di ‘You’re So Good To Me’ dei Beach Boy è Brian a prendere possesso delle tastiere. Non ci si annoia, suonano in modo impeccabile da fare invidia agli amici musicisti presenti in sala ( vi ho sentito, eh…). ‘Peppermint Roses’ è sicuramente meglio dal vivo che su disco, trasportandoci in un club psichedelico degli anni ’60. Segue ‘They Don’t Know How To Fall In Place’, che li trasforma ufficialmente nella versione anno 2024 dei Beach Boys.

La prima parte del concerto scorre veloce tra suoni vivaci e cristallini. Nell’encore è il solo Brian ad uscire sul palco con la chitarra acustica per due brani, ‘Corner Of My Eye’ e ‘When Winter Comes Around’, entrambe estratte da “Everything Harmony” del 2023.

Lo spettacolo si conclude con tutta la band sul palco con la cover di ‘I Can Hear the Grass Grow’ di The Move e con le schitarrate glam rock di ‘Rock On: Over and Over’.

The Lemon Twigs sono un balsamo salvifico per i periodi  bui. Sono giovani, energici, suonano alla perfezione, suonano di tutto, suonano da fare invidia. Hanno la capacità di trasmettere altrettanta freschezza. Torniamo nelle nostre case infreddoliti ma con sorrisi stampati sul viso. Limoni, tornerete presto? Incrociamo le dita.

Guarda le foto della serata

© Carlo Vergani

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