The Divine Comedy live a Roma: un talento poliedrico
Senza alcun dubbio, questo del 29 luglio è il migliore concerto cui ho assistito in questa estate musicale romana del 2017 – peccato che non ci fosse stato il pubblico delle grandi occasioni.
D’altronde Neil Hannon è una garanzia oltremanica e il suo progetto The Divine Comedy, di cui è il leader in pianta stabile dal 1990, non sembra evidenziare cadute di creatività.
Nelle sue performance dal vivo emergono con tutta la loro forza le caratteristiche del songwriter nordirlandese: vicinanza a un certo raffinato pop inglese, stile il Paddy MacAloon dei Prefab Sprout, ma anche certe sonorità tipiche della tradizione irlandese (anche se lui è di Derry, Ulster – cosa che non manca di sottolineare nelle sue rare interviste).
Anche una presenza scenica e capacità di interazione con il pubblico che stupisce per immediatezza e spontaneità, tanto da fare immaginare degli studi teatrali dietro ogni esibizione.
Hannon non lascia nulla al caso, e le performances sono davvero perfette.
Dietro c’è un background musicale potente e vario che contamina la poetica dei The Divine Comedy con tutta la tradizione musicale inglese, da quella classica alla Noel Coward all’elettronica più spinta.
Su tutto, segnalo la citazione esplicita di ‘Blue Monday‘ dei New Order all’interno di ‘At The Indie Disco‘.
Al di là dei contorni perfetti, è il quadro che dipinge Hannon ad essere davvero solido e di classe: le canzoni portate sul palco sono delle piccole tele (non per nulla la coreografia è scenica è costruita con citazioni pittoriche) musicali.
Canzoni come gioielli perfetti cui non manca nulla, arricchite da una band che non fa sbavature e condivide la scena sul palco con l’esile cantautore di Derry.
Oltre ai classici come ‘National Express‘, ‘Generation Sex‘ o la meravigliosa versione live di ‘Becoming more like Alfie‘, sono da segnalare anche le iniziali ‘How Can you leave me on my own‘ e ‘Frog Princess‘ con le quali ha dato il via ad un concerto dall’incipit barocco anche dal punto di vista estetico.
Insomma, un talento poliedrico che oramai ha un posto ben definito nello smisurato panorama musicale britannico.
Non per nulla è spesso ricercato dagli artisti da mainstream pop (come Robbie Williams o Tom Jones) quando hanno deciso di dare una virata di qualità alla loro produzione.
Pubblico, poco, ma davvero in visibilio per una performance davvero unica.
E speriamo non passino altri sette anni per rivederlo sulle scene nella Capitale.