The 69 Eyes, il ritorno dei vampiri di HELLsinki
A causa di un brutto incidente sulla Milano-Venezia che ne provoca una mezza paralisi, la serata non parte sotto i migliori auspici. Raggiunto a fatica il solito Live Music Club, ci rendiamo conto che l’incidente di cui sopra sta non poco condizionando anche l’affluenza del pubblico nel locale. Nel frattempo, già da qualche minuto stanno suonando i Mister Misery, giovane quartetto svedese che propone un horror metal teatrale molto divertente, ma dalla dubbia originalità. E se sul piano strettamente musicale la virtù della band si può discutere, da quello più ludicamente visivo non possiamo che tesserne le lodi: tra costumi di scena, facepaint e movenze da zombie, i quattro svedesotti paiono essersi smaterializzati dai fotogrammi di “Nightmare Before Christmas” per palesarsi sul palco di Trezzo, intrattenendoci per una quarantina di minuti con una manciata di brani provenienti dai due album fino ad oggi pubblicati. Carini, ma decisamente non la nostra tazza di tè.
Guilty pleasure – il piacere colpevole, quello inconfessabile, o confessabile solo a chi vogliamo noi, quando vogliamo noi, possibilmente sottolineandolo con un sorriso a mezz’asta. Ognuno ha il suo (o i suoi), e per chi scrive uno di questi ‘piaceri colpevoli’ è rappresentato proprio dai The 69 Eyes. Potete dirmi di loro tutto quello che volete, che con la svolta goth con “Wasting The Dawn” son diventati derivativi, poco originali, riciclatori di sonorità altrui e ruffiani all’inverosimile, ma non riuscirete mai a farmi cambiare idea. Amo il loro spirito rock’n’roll, e ancora di più il vocione vampiresco e il modo di porsi sul palco del buon Jyrki 69. E per quanto gli ultimi dischi non abbiano certo fatto gridare al miracolo, è con vero entusiasmo che li attendo sul palco, sicuro che da loro otterrò ciò che si dovrebbe sempre pretendere dalla musica: divertimento e intrattenimento.
Il parterre nel frattempo si è progressivamente riempito. Non siamo certo al tutto esaurito, ma quanto meno il colpo d’occhio dallo stage risulta meno desolante di quando siamo entrati. L’ingresso in scena della band avviene sulle note di ‘Devils’, con un Jirky tornato lungo-crinito ed in splendida forma. L’età avanza per tutti, ma su Jyirki lo scorrere del tempo pare essere stato clemente, cosa che non possiamo dire invece dei suoi compagni di squadra, con l’eccezione del batterista Jussi 69 che, a parte qualche ruga in più sul viso, sfoggia comunque un fisico invidiabile. La scelta dei brani in scaletta è abbastanza variegata, troviamo un paio di estratti da quello che è per ora il loro ultimo disco, “West End”. Diciamo per ora perché nel giro di poco più un mese vedrà la luce quello nuovo, dall’immaginifico titolo “Death Of Darkness”, che contiene l’omonimo brano di cui è appena stato rilasciato il video e che questa sera abbiamo il piacere di ascoltare dal vivo. Tra l’altro non è nemmeno un brutto pezzo. Sempre sul nuovo album dovrebbe trovare ‘Gotta Rock’, una cover dei loro connazionali Boycott, già uscito come singolo ed anch’essa presente questa sera in scaletta. Mentre Jussi pesta come un fabbro e le due chitarre sostengono le cavalcate goth’n’roll che hanno fatto la fortuna dei 69 Eyes, ecco arrivare i classiconi che tutti vogliamo sentire, da ‘The Chair’ a ‘Brandon Lee’ passando per ‘Gothic Girl’ e ‘Wasting The Dawn’. Terminato il set principale, rimane solo da espletare il rito degli encore, ed è subito colpo al cuore con una graditissima ‘Mrs. Sleazy’, che dall’alto dei suoi quasi 30 anni di vita ci ricorda come suonavano i 69 agli inizi. Peccato che per fargli spazio sia sparita dalla setlist ‘Crashing High’, che avrei ascoltato davvero volentieri. Ci consoliamo con le note romantiche dell’immancabile ‘Dance D’Amour’ per lasciare a ‘Lost Boys’ l’onore di chiudere il concerto.
Che dire? I The 69 Eyes si vedono sempre volentieri, ed anche questa volta non hanno deluso le aspettative. Non resta che attendere l’uscita di “Death Of Darkness” e saggiarne la qualità, sperando in un disco un pelo più eccitante di quanto negli ultimi anni ci hanno fatto ascoltare.