Subsonica “La Bolla Tour 2024 – il concerto a Cento
UNICA TAPPA EMILIANA PER I SUBSONICA
“La Bolla Tour 2024”, nella sua versione estiva, fa tappa a Cento
Cento (FE), 19 luglio 2024
Torno ad un concerto dei Subsonica dopo quasi vent’anni. Avevo smesso per assuefazione, una disintossicazione dopo decine e decine di concerti a partire dagli esordi. Ricordo bene il mio primo concerto della band torinese: 1997, Suzzara, Festa dell’Unità. All’epoca non esistevano i diabolici possessori di anime chiamati smartphone, internet era per pochi e non avevo amici o fratelli più grandi interessati alla musica. Leggevo riviste musicali e il nome di questi sconosciuti iniziò a comparire ovunque. Suonavano dietro casa, perché non andare? Eravamo presenti in non più di 30 persone, staff della festa compreso. A fine concerto si smontarono gli strumenti da palco: erano nessuno. Restai folgorata e comprai il cd omonimo, senza avere un lettore.
Li vidi crescere. A loro insaputa diventarono i miei fratelli maggiori. Precursori paleolitici degli attuali social, crearono il “Diario di bordo” e la “Chat dei Subsonica” un luogo di assoluta perdizione h24. Lì, ho visto nascere amori e amicizie, alcuni ancora vivi da oltre 20 anni; si organizzavano trasferte per seguirli ovunque: da Jesolo a Rimini, passando per Bologna, tutte le province dell’Emilia, un pò di Romagna e Lombardia, fino a Rispescia in Toscana. Avevo 20 anni e senza accorgermene entrai nella Bolla, la stessa che il 19 luglio mi ha portato in Piazzale della Rocca.
Cento si trova a metà strada tra Ferrara e Bologna ed il suo Castello, risalente al 1378, è la splendida cornice del tanto atteso concerto. Gli ingressi alle venue sono due, suddivisi tra accreditati e possessori di prevendita, che hanno costretto gli uni o gli altri al girone dell’inferno: una circumnavigazione podistica di circa 1 km avvolti dall’umido clima padano, per raggiungere una piazza dalla dimensione di circa 50 x 40 metri. Ci saranno state sicuramente necessità logistiche che il mio passato nei backstage mi impedisce di vederne l’utilità. Creare un unico ingresso, suddiviso per tipologia, sarebbe stato molto più semplice da gestire.
Riusciamo ad entrare e si respira una certa tensione, non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche tra il pubblico, quello dotato di braccialettino rosso. «Scusate, voi sapete dov’è il pit!? Noi abbiamo pagato di più per entrare nel pit», urla una ragazza. Il mio occhio metrico (per professione) effettua una radiografia tridimensionale della piazza e mi chiedo come sia possibile che esista un pit in una piazza gioiellino, piccola per poter contenere un’area riservata. Tra l’altro, chi mi conosce sa del mio odio verso pit, token e diavolerie da festival mangiasoldi. Se vuoi andare sottopalco, arrivi presto e vai di gomito, non di portafoglio.
A fine serata scopro della reale esistenza del pit, una piccola area sotto palco “recintata” con due transenne e del nastro da cantiere bianco e rosso. Probabilmente è evaporata ancora prima che il concerto iniziasse. Rido dentro, non voglio saperne di più.
Sono circa le 21:40 quando nel buio appena calato sulle nostre teste Samuel, Max Casacci, Boosta, Ninja e Vicio percorrono la scalinata della Rocca e dopo pochi istanti di meditativo raccoglimento, salgono sul palco, accolti da un onda di applausi e gioia. «Su le mani» urlato da Samuel sarà l’incipit di tutto il concerto.
L’apertura spetta a ‘Cani Umani’, un musica eterea fino al giungere di chitarre e batteria che ne elevano la ritmica elettronica. ‘Mattino di Luce’ mi riporta alle sonorità dub di ‘Preso Blu’ del primo album dove, se quasi trent’anni fa si parlava della paura del diverso, ora la paura è quella del giudizio altrui.
Seguono ‘Pugno di sabbia’ con echi afro – raggae e ‘Africa su Marte’, tutte estratte dall’ultimo e decimo album “Realtà Aumentata” uscito lo scorso Gennaio.
Fermi tutti: sono veramente tornati i Subsonica della prima(V)era? Sì, i nuovi brani riecheggiano di quella miscela elettronica, dance, funky, dub, reggae, che me li ha fatti conoscere e amare follemente, ma con una differenza che ne eleva lo spessore: la maturità. Si percepiscono una presenza scenica ed una consapevolezza che a 20 anni non puoi conoscere ma che a 50 (suppergiù) ed esperienze di vita varie, puoi esibire con fierezza e libertà.
Non sono mancati brani appartenenti a tutta l’intera e vasta discografia dei ragazzi dei Murazzi. C’è ‘Veleno’ dall’album “L’Eclissi” del 2007 , ‘Aurora Sogna’ e ‘Liberi Tutti’ da ”Microchip Emozionale” del 1999.
Liberi tutti
Da ciò che uccide te e tutto ciò che ho intorno
Dall’uomo che non è padrone del suo giorno
Da tutti quelli che inquinano il mio campo
Io mi libererò perché ora sono stanco
Su le mani! Dietro le loro spalle scorrono immagini di psichedelia digitale futurista, mentre la piazza di Cento si è trasformata in una discoteca labirinto. Non bianca ma in questo caso con tante luci colorate e braccia alzate al cielo. Non c’è spazio per la noia.
Il pubblico è una miscela di giovanissimi di oggi e giovanissimi di diversi anni fa che ballano, saltano, cantano: solo alcuni arrivano alla fine di ogni canzone col fiatone perché ad una certa, o balli o canti e se manchi di allenamento si rischia che il cuore faccia scherzi. I cuori sono esplosi, ma di sudore e godimento e lo si percepisce dai sorrisi e dai mille ricordi che attraversano gli occhi di alcuni di noi. Una palla da spiaggia di quelle a spicchi colorati viene fatta surfare sulle nostre teste come ‘Nuvole rapide’.
Si continua a pescare tra vecchi e nuovo album fino a quando, ecco salire sul palco Ensi, rapper torinese del gruppo OneMic. Il duetto su ‘Il Cielo su Torino’ mi lascia con un mah. Sono poco aperta alle collaborazioni e preferisco un Samuel che arrangia sé stesso.
Scoppia la bolla mentre si balla
Scoppia la bolla, restiamo a galla
Il ritornello di ‘Scoppia la bolla’ è un mantra che non esce più dalla testa, ripetuto ininterrottamente da Samuel mentre a cantare è sempre Ensi. Ti ritrovi a canticchiarla anche il giorno dopo e quello dopo ancora. Il rapper ci propone anche un suon brano del 2012, “Numero uno’. La sua presenza si concluderà poco dopo, con la cover da brividi di ‘Aspettando il sole’ di Neffa e i messaggeri della dopa.
I Subsonica, con la loro musica, sono narratori di periodi storici, dove ogni album assume la valenza di capitolo. Da sempre attivi a proclami contro le ingiustizie sociali e le tragedie umane: Casacci ci invita a non essere indifferenti, come l’attuale governo, verso le tragedie che accadono nel Mediterraneo, dove, ogni giorno, perdono la vita almeno 5 persone.
Se il mare affonda nella gola di un bambino
Se nello specchio si nasconde l’assassino
Negare sempre tutto ancora una volta
Nessuna colpa, nessuna colpa
Messaggeri di attualità attraverso la musica, dove la bellezza di un concerto si mescola a sentimenti di terrore e impotenza, se si volge lo sguardo verso l’abisso che sta inghiottendo l’umanità intera. Le scritte “Stop Bombing Gaza, Stop Bombing Ukraine” sono proiettate a caratteri cubitali bianco su nero. Tutti applaudono a grandi mani.
Strade che si lasciano guidare forte
Poche parole, piogge calde e buio
Tergicristalli e curve da drizzare
Strade che si lasciano dimenticare
È con ‘Strade’, uno dei loro brani più iconici, che i Subsonica ci salutano ricambiati da grandi ovazioni e gratitudine. Usciranno poco dopo per i fans rimasti in attesa di un autografo e una foto ricordo.
È stato bello riscoprirli adulti, è stato bello ritrovarli puri come agli esordi. “Su le mani”, i Subsonica sono tornati.