Statuto live a Torino: 35 anni e non sentirli
35 anni di attività per gli Statuto, che hanno festeggiato questo importante traguardo nella loro Torino: non poteva esserci per l’occasione cornice migliore del palco dell’Hiroshima Mon Amour.
Gli Statuto nascono proprio a Torino nel 1983 prendendo il nome dall’omonima piazza, luogo di ritrovo della cultura Mod torinese e non solo.
Di questo movimento, nato in UK, diventano ben presto i rappresentanti più celebri nell’ambiente musicale italiano.
Dopo anni di underground, ad inizio anni ’90 per gli Statuto arriva il successo e la partecipazione al festival di Sanremo. Nel 2004, con un incredibile gesto di dissenso, si auto esiliano dai palchi nella loro città, Torino, per protestare contro l’establishment della vita culturale e musicale della città.
La ferita si ricuce solo nel 2011, quando dopo 7 anni di polemiche la band torna sui palchi torinesi, con un concerto tenutosi proprio all’Hiroshima Mon Amour.
Fra i primi gruppi a proporre al grande pubblico lo Ska con testi in italiano, il loro stile attinge anche dal pop – rock, dal beat e dal soul, mantenendo sempre il loro marchio di fabbrica e proponendo testi mai banali, ironici e dissacranti.
Nella serata di venerdì 20 aprile la band ha viaggiato attraverso i suoi 35 anni di attività con una scaletta che ha abbracciato tutta la loro carriera.
Introdotti dalla presentazione dello scrittore e giornalista torinese Domenico Mungo, gli Statuto sono saliti sul palco dell’Hiroshima con la loro ormai classica tenuta Mod: giacche, camicie, occhiali, persino i tagli di capelli, tutto è un richiamo al movimento culturale che hanno deciso di sposare.
E la vita, l’estetica, la mentalità Mod è proprio il tema del primo brano della serata, ‘Rabbia e Stile‘, con il quale gli Statuto aprono il concerto in maniera dirompente ma elegante, seguito da ‘I campioni siamo noi‘ ed ‘Un giorno di festa‘.
Nella scaletta del concerto all’HMA non sono mancate le tematiche più care agli Statuto nel corso della loro carriera: il loro amore per il calcio e la fede calcistica per il Toro, in brani quali ‘Facci un gol‘, ‘Ragazzo ultrà‘ e ‘Controcalcio‘; la vita nei difficili quartieri di periferia di cui parlano in ‘Ghetto‘; la Torino operaia e proletaria, di cui parlano in ‘In fabbrica‘.
E proprio di quella Torino proletaria loro si sentono parte, raccontandola spesso attraverso la loro musica.
Non mancano all’appello altri brani storici e né l’ultima ‘Va Tutto bene‘, prodotta da un altro torinese celebre (Max Casacci dei Subsonica) e impreziosita dalla partecipazione di Max Giusti.
Ciliegina sulla torta della serata è stata la presenza al fianco degli Statuto dei Bluebeaters e di Johnson Righeira, anche loro torinesi e grandi amici della band.
La loro presenza sul palco ha aggiunto ulteriore brio alla serata, facendola avvicinare ad un vero e proprio abbraccio tra amici fraterni più che ad un “semplice” concerto.
Gli Statuto festeggiano 35 anni di carriera ma sul palco si divertono ancora come ragazzini, suonano senza sbavature e con un tiro micidiale, frutto di un’alchimia e di un legame vivo come non mai e dimostrano presenza scenica e personalità specie attraverso il frontman oSKar, che canta, salta, interagisce con il pubblico per tutto il concerto.
La sezione ritmica formata da Naska (batteria) e Rudy Ruzza (basso) batte precisa come un metronomo i ritmi ska della band, a cui di aggiunge la chitarra di Enrico Bontempi.
L’Hiroshima Mon Amour è gremito per la serata; la festa è sul palco ma anche e soprattutto davanti ad esso, con il pubblico che canta e balla per tutto il concerto.
Stupefacente è stata la varietà generazionale del pubblico: erano presenti persone che gli Statuto li hanno visti nascere e altre nate quando gli Statuto già suonavano da decenni, segno tangibile di come la loro musica riesca ad abbracciare ogni generazione di torinesi e non solo.
Chiude la serata, fra gli applausi e i cori quasi commossi del pubblico, l’ironica ‘Qui non c’è il mare‘, brano che dietro la sarcastica maschera del problema della mancanza del mare a Torino ne sottolinea invece le sue contraddizioni ed i suoi problemi, risultando attualissima nonostante sia stata scritta 25 anni fa.
Per gli Statuto, dal quel lontano 1° maggio 1983, data del loro primo concerto, il tempo sembra non essere mai passato: la carica, la rabbia, e la voglia di fare musica sono gli stessi di allora.
Sicuramente nessuno come gli Statuto è riuscito a raccontare Torino in musica, e l’affetto dimostrato dal pubblico torinese lo ha confermato.
Se la Mole e il Toro sono, rispettivamente, il simbolo architettonico e sportivo di questa città, gli Statuto si confermano l’istituzione musicale per eccellenza di una città che hanno descritto in ogni suo aspetto e che portano nel cuore.
Cuore ovviamente granata, come direbbero loro.