Soen, il metal malinconico che arriva dalla Svezia
Progressioni sonore sul palco del Live Music Club, tra conferme e gradite sorprese
I Soen incantano il Live Music Club in una tiepida serata d’ottobre, mentre quasi dal nulla spuntano i Trope
Trezzo Sull’Adda (MI), 12 ottobre 2024 | Ph. © Giulia Di Nunno
Son da poco passate le 20:30 e i tecnici stanno sgombrando il palco del Live Music Club dalla strumentazione dei Trope, che hanno appena esaurito i miseri 30 minuti loro concessi per aprire questa serata dal sapore metallicamente progressivo, in cui faranno la loro comparsa anche i finlandesi Oddland e, soprattutto, i grandissimi Soen – non certo una novità per i palchi italiani ma quando passano dalle nostre parti (e ci passano spesso) si va sempre a vederli più che volentieri.
In attesa che gli Oddland prendano posizione, mi avvicino in maniera tutt’altro che casuale al banchetto del merch, avendo intravisto in lontananza la presenza di Dave Thompson, il chitarrista/produttore di questi Trope che già dalle prime note di quei trenta minuti sono riusciti a catturare la mia curiosità, finendo poi per conquistare la mia più totale attenzione. Ecco, questo è uno dei motivi per cui adoro partecipare agli eventi live: quando meno te l’aspetti, ti capita di pescare il jolly e di tornare a casa come nuovo fan di una band che fino a qualche ora prima manco sapevi esistesse.
Questa sera a Trezzo hanno suonato in versione ‘light’: presenti sul palco solo Thompson e la sua complice Diana Studenberg – canadese, attrice (l’avrete vista in “Tully“) ma soprattutto cantante dalle eccellenti doti vocali. Dicevamo in versione ‘light’ perché il loro set è stato del tutto acustico, e seppur a Trezzo siano presenti solo loro due, in realtà i Trope sono una band vera e propria, costruita attorno al nucleo centrale costituito da Dave e Diana.
Il loro sound spazia tra l’alternative ed un certo progressive moderno, con richiami neanche troppo velati a due monster-band come Tool e A Perfect Circle, non per niente il loro per ora unico album “Eleutheromania” è nato con la collaborazione di due personaggi da nulla come Dave Bottrill (per l’appunto produttore dei Tool) e Mike Fraser. Questa sera in quei miseri 30 minuti ci hanno fatto ascoltare cinque pezzi dal disco d’esordio, tra cui vi segnalo quel gioiellino che è ‘Lambs’, posta in apertura di set, e la conclusiva ‘Pareidolia’.
La sorpresa però è stata ‘Walk On Water’, brano che anticipa il nuovo, doppio album “Dyad”, ed oggetto della mia breve chiacchierata al merch con il buon Dave ‘Moonhead’ Thompson. Il disco, mi dice, uscirà a novembre, e vedrà la collaborazione – tra gli altri – di Gavin Harrison (Porcupine Tree/King Crimson/Pineapple Thief) e Tony Franklin (praticamente un semi-dio delle quattro corde, facciamo prima a dire con chi non ha suonato).
Alla vista della mia mascella caduta a terra, dice «guarda, uno dei brani nuovi lo abbiamo suonato stasera, era il terzo in scaletta, ma se la cosa ti incuriosisce il pezzo con quei due lo abbiamo appena messo su Bandcamp». Vi lascio immaginare cosa abbia fatto appena tornato a casa, oltre a mettere su la mia copia vinilica di “Eleutheromania”, ovviamente debitamente autografata da Davie a Diana, che poco più tardi ci ha raggiunto al merch.
Esaurita questa parentesi da fan-boy, non resta che assistere al secondo gruppo in cartellone. Gli ODDLAND vengono da Turku (Finlandia), sono in attività da una ventina d’anni ma il primo dei tre album che hanno all’attivo (“The Treachery Of Senses”, mixato da Dan Swano) è stato pubblicato solo nel 2012. Recentemente accasatisi presso la nostrana Frontiers Records, hanno da pochi giorni pubblicato un nuovo singolo (‘Eternal Erode’) che anticipa la release del loro quarto album.
Il loro è un progressive metal piuttosto canonico, che a tratti scivola in un’iper-tecnicismo neanche troppo velatamente djent, il che non lo rende particolarmente appetibile alle mie orecchie. Indiscutibili, comunque, le doti tecniche di questo quintetto finnico, subito entrato nel cuore del pubblico del Live Music Club che pare averli apprezzati ben più di quanto possa averlo fatto io. Nello spazio a disposizione sono riusciti ad infilarci pezzi da tutti e tre gli album fino ad ora usciti, aprendo con ‘Resonance‘ e chiudendo con ‘Unity’ (entrambi da “Vermillion”), passando da ‘Skylines’ e ‘Unknown’ da “Origin” e ‘Flooding Light’ dal già menzionato album d’esordio. E dal momento che il nuovo album verrà rilasciato a breve, non potevano mancare un paio di anticipazioni, tra cui proprio il nuovo singolo di cui vi ho detto poche righe sopra.
Tocca finalmente ai protagonisti della serata calcare il palco del Live Music Club. Cosa dire dei Soen che già non sia stato detto? Sbarazzatisi dell’ingombrante appellativo di ‘piccoli fan’ dei Tool, la band dell’ex batterista degli Opeth Martin Lopez ha fatto segnare una prodigiosa escalation qualitativa che li ha visti crescere in efficacia e complessità album dopo album, una progressione culminata con la release, poco più di un anno fa, dello splendido “Memorial” che ha imposto i Soen come una delle più popolari e ricercate formazioni europee.
Sono le parole di Dylan Thomas e della sua ‘Do Not Go Gentle Into The Good Night’ ad accompagnare l’ingresso in scena di Martin Lopez e dei suoi compagni d’avventura, che inaugurano il concerto con ‘Sincere’, subito seguita da quello che è diventato uno dei loro brani più popolari, quella ‘Martyrs’ che aveva illuminato “Lotus”, il disco del 2019.
Notiamo subito la splendida forma vocale di Joel Ekelof, che tiene il palco con l’autorevolezza di un front-man oramai fatto e finito, in grado di tenere in pugno il pubblico con la sua fisicità e quella sua voce sempre emotivamente coinvolgente. Il basso di Oleksii Koble diventa protagonista nella prolungata intro di ‘Salvia’ mentre con la seguente ‘Lascivius’ è Elekelof che istiga l’audience a ballare insieme alla band.
Dopo ‘Unbreakable’ le chitarre diventano assolute protagoniste quando ci viene proposta una micidiale ‘Deceiver’. Subito seguite ‘Monarch’ ed ‘Illusion’, prima delle quale il buon Joel spende qualche parola su quanto sta accadendo in Medio Oriente. Su ‘Modesty’ Lars Ahlund lascia temporaneamente la sua postazione nelle retrovie per assurgere a protagonista con un bel solo di chitarra, mentre a chiudere il set troviamo ‘Lotus’, il brano che intitola il loro terz’ultimo album.
Non resta che attendere il doveroso encore, che ci regala in sequenza due dei brani più attesi, con una memorabile prestazione di Lopez su ‘Antagonist’ e una pesantissima ‘Violence’ a chiudere il concerto, tra gli applausi scroscianti di un pubblico entusiasta, accorso numerosissimo a questa ennesima incursione dei Soen nel nostro paese.
Per tirare le somme, dai Soen abbiamo avuto tutto quanto ci potevamo aspettare da una band coesa, confidente e, in questo momento, al culmine della propria popolarità. Gli Oddland non sono esattamente la mia tazza di tè, ma il pubblico- che ne sa sicuramente più del sottoscritto – pare avere ampiamente apprezzato.
A me rimane anche la soddisfazione per aver incrociato i Trope, graditissima sorpresa e oggetto di forte curiosità sia per l’album che tra poco vedrà la luce, sia per la voglia di rivederli presto, possibilmente in formazione completa e, soprattutto, con la possibilità di potersi esibire su tempistiche meno risicate della timida mezz’oretta loro concessa questa sera.