Shandon live a Ranica (BG): energia travolgente
Avete presente quando si è arrivati all’ultimo giorno di scuola, tutte le verifiche sono state fatte, il professore ha meno voglia di voi e vi lascia fare baccano aspettando la libera uscita?
Questo è l’atteggiamento che si respira il 13 ottobre al Druso di Ranica (BG) con gli Shandon, che terminano il loro gran tour fatto di molti esami (ampiamente superati, tra l’altro) e che si godono il gran finale con un concerto tra amici – perchè è cosi ci sentiamo, il che lascia tutti contenti.
Ad accompagnare l’esibizione degli Shandon due solide colonne della scena punk bresciana e bergamasca, i Let It Slide e i Totale Apatia.
Due set veloci di una mezz’oretta a testa, durante le quali le band hanno decisamente spinto l’acceleratore e hanno coinvolto bene gli spettatori.
Ai Let It Slide l’onere di aprire la serata.
Lo fanno sfornando un set molto intenso, a dispetto di una iniziale timidezza del pubblico a cui i ragazzi hanno più volte chiesto di avvicinarsi, sostenendo «siamo punk ma non mordiamo». Mordono invece le loro canzoni, che vengono riversate veloci sulle ragazze sotto palco.
Degna di nota la meravigliosa cover punk di ‘Uomini Soli‘.
‘Una vita buttata‘, ‘Apatico‘, ‘Giorni storti‘, ‘Generazione‘, ‘Rock’n’roll‘ sono alcuni dei schiaffi con cui i Totale Apatia tengono alta la tensione e i ragazzi, in viaggio dal 1997, lasciano il palco con sentiti applausi al loro lavoro.
Il ritorno alle scene degli Shandon parte da lontano, e quasi a furor di popolo la band ha ripercorso la strada interrotta nel 2004 e ripresa nel 2012 con un crowfounding per saggiare il terreno.
Tolto un filo di ruggine per la lunga pausa, la partenza di questo nuovo inizio avvenne in un altro locale bergamasco sino ad oggi, con un ritorno in patria dopo aver percorso in lungo e in largo la penisola onorando feste di paese, locali e festival.
Quella al Druso è una serata speciale, organizzata per celebrare il disco “Back On Board” uscito nel gennaio 2016 e che ha sancito ufficialmente il ritorno sui palchi della band.
Una serata durante la quale si ripercorrono molti dei grandi passi della ska punk band per eccellenza in ambito italiano, guidata come una macchina da guerra dal gran capo Olli Riva.
In scaletta un totale di quasi 30 pezzi, scivolati via in un tempo che alla fine è sembrato fin troppo breve.
Caratteristica balzata agli occhi durante tutta la serata è l’energia scaturita dal gruppo, non facile da ritrovare in molte band anche con componenti più giovani – un’energia coinvolgente, che fa muovere anche il pubblico.
Gli Shandon pescano nella loro vasta ed intensa discografia e direttamente dal 1998 si parte con ‘Vampire girl‘ per non fermarsi più: le canzoni volano via sul sudore della gente, che corre e salta per tutto il locale.
I gonnellini dei musicisti si muovono, loro corrono e ballano come di regola e il pubblico non fa altro che seguire l’onda di questa frenesia.
‘Washin’ Machine‘, ‘Startin’ Line‘ e ‘A Knightly Forest‘ sono l’antipasto del pugno di Tony Alva, pezzi del nuovo album di cui fanno parte anche ‘Wrong notes‘, ‘Landed‘ e altri brani che vengono proposti man mano che passano i pezzi storici.
Il set è quindi molto lungo, sudato e intenso e lascia poco spazio per respirare.
La conclusione è affidata al poker formato da ‘My friend‘, ‘Taxy‘, ‘Questosichiamaska‘ (ventennale edition) e ‘Janet‘.
Qualche riflessione sullo show?
Questi sono gli Shandon: con loro si suda e si è felici, indipendentemente dall’età.
L’atmosfera al Druso è stata scanzonata e ribelle, come una vera serata anni Novanta – come se si stesse seguendo l’esordio della band.
Agli abomini sociali quali i “silent party”, alle vittime dell’individualità e della solitudine causate dall’invadenza della tecnologica, gli Shandon sono la risposta e la testimonianza di come persone diverse riescano ad unirsi, aggregarsi e divertirsi.