Sequoie Music Park 2024 | Glen Hansard
Avere l’onore di poter vedere da vicino uno dei tuoi artisti preferiti tre volte in meno di 12 mesi penso sia una delle cose belle della vita.
Fino a tre anni fa non conoscevo Glen Hansard, cantautore e attore irlandese. Anche se sono un’appassionata di cinema, non avevo mai visto “Once” (2006), film indipendente nel quale Hansard recita e partecipa alla colonna sonora. Per fortuna esistono ancora angeli custodi che, come in questo caso, mi hanno fatto recuperare questa gravissima mancanza.
Con il concerto al Sequoie Music Park posso dire essere tornata con piacere alle Caserme Rosse di Bologna dopo il magnifico concerto di Damien Rice. Sì, proprio quel Damien Rice, grandissimo amico di Glen. I concerti di Glen Hansard danno a chi lo ascolta una serie di scariche di adrenalina e di emozioni indescrivibili. Se un anno fa, a Ferrara, la sua performance fu ridotta per lasciare spazio a Jack Johnson, al teatro dal Verme di Milano qualche mese più tardi ho capito davvero perché al mio angelo custode piace tanto questo artista.
Anche stasera si è visto quanto a Glen piaccia il suo mestiere, fatto di fatica e duro lavoro. In quarant’anni di storia, dalle esperienze come busker ai Frames, passando per gli Swell Season sino ai concerti solisti, le esibizioni di Hansard sono abbracci fraterni conditi da un sano umorismo (non comune dalle sue parti).
Tutto il concerto è girato intorno a ‘The Feast of St. John’, il brano nato da quel ramo del lago di Como e che ha dato luce al suo ultimo disco, “All that was East is West of me now”, uscito nell’ottobre dell’anno scorso. Sul palco ha fatto salire artisti italiani a cantare canzoni popolari, ed è tornato a dare spazio on stage ai fans per cantare insieme le sue canzoni. Insomma, più che un concerto è stata una vera experience.
In una sua recente intervista, raccontando come è nato l’ultimo disco, ha detto che negli ultimi anni sta cercando di seguire il consiglio di Bruce Springsteen che una volta gli disse di godersi il momento.
Si vive in un Mondo pieno di speranze, come canta in tante sue canzoni) e poche certezze. Una delle poche che ci sono nella vita è proprio quella di godersela. Da qui al passaggio di ‘Drive all Night’ a ‘Song of good hope’ è brevissimo.
«Imparare a dilatare il dolore è un’arte ai più sconosciuta, perché facendolo bisogna essere bravi a non disperdere la bellezza. Viviamo in un mondo dove bisogna per forza vincere, ma penso ci sia una bellezza nel perdere che ci riporta alla realtà: non otteniamo ciò che pensiamo di volere».
Tutto questo, e non solo, è Glen Hansard.
Grazie Glen per avermi fatto scendere una lacrimuccia anche stasera.