Röyksopp, ballare senza per forza sudare
Schematizzare è umano.
Ciò nonostante, ci sono situazioni che per essere comprese necessitano un ragionamento fuori dagli schemi.
Buttiamo sul tavolo un po’ di elementi, e lasciamo che si mettano in ordine da soli: 1 aprile, data che già di per sé la dice lunga; Milano, pieno centro, quanto di meno underground possa esistere; complesso industriale ex-Ansaldo, quanto di più underground possa esistere; centro culturale poli-funzionale BASE, e la parola chiave della definizione è poli-.
Ok, la soluzione è semplice: ci mettiamo un dj e il quadro è completo.
Invece no, prendiamo un gruppo, che sia elettronico ma che non sia troppo hard, che risponde al nome di Röyksopp e arriva dalla Norvegia, che nel DNA presenta tracce che possiamo etichettare addirittura come pop; gli offriamo una consolle al posto dei loro tipici sintetizzatori, li inseriamo all’interno di una rassegna dal titolo eloquente ma per nulla circoscritto di “Rumore” e infine battezziamo la serata con un acronimo ammiccante ma non banale: IDM, al secolo Intelligent Dance Music.
Tutto chiaro ora?
No, non c’è nulla di chiaro nella testa varcando il cancello di BASE per il dj-set dei Röyksopp.
Gli occhi si spalancano perché il luogo è oggettivamente pittoresco e soggettivamente affascinante, specie per chi è amante del genere industriale, ma non possiamo ancora prefigurare lo sviluppo della serata.
Il volume della musica e lo schiarimento delle idee vanno di pari passo, con il primo set di apertura che salendo di tono ci regala qualche anticipazione sulle tendenza primavera/estate 2023 dalle consolle di tutto il mondo: il basso e la cassa non tirano molto, mentre spinge su suoni secchi e legnosi.
I nomi in evidenza sul cartellone di IDM sono due, e prima dei Röyksopp abbiamo l’onore di poter apprezzare, o conoscere per chi è un po’ più profano del settore (parlo in prima persona) Luca Bacchetti.
Cosa ci dicono i dischi che questo dj e produttore italiano, ben inserito nel panorama internazionale, ci presenta?
Che non è più tempo di sfornare bpm come rustichelle negli Autogrill, che la scala Richter sui dancefloor è ormai fuorimoda.
Non percepiamo un mood sfrenato, ma un piglio andante con qualche botta di adrenalina verso l’alto, intensa anziché prolungata.
Vogliamo definire un approccio postmoderno alle serate elettroniche?
Verrebbe da dire “ballare senza sudare”, con le selezioni di Luca Bacchetti che si mostrano raffinate, strizzate d’occhio senza abbondare con la piaggeria, e un jolly sul finale che merita una menzione speciale, perché un omaggio a Caribou non si può dire del tutto inatteso, ma ‘Never come back‘ in chiusura di set la considero un regalo personale.
I Röyksopp si presentano davanti a un pubblico che si sente ampiamente nel pieno della serata, senza soluzione di continuità come nella migliore tradizione elettronica, ed è il loro momento di mettere la firma sulla locandina del festival.
La dinamica di una consolle di coppia è sempre particolare e più frizzante, ma il marchio Röyksopp va ben oltre.
I ritmi sincopati sono molto marcati, e le vibrazioni dei bassi vanno per la prima volta in risonanza, mettendo invece da parte quei suoni secchi e quelle legnate sui timpani che ci siamo beccati fino a questo momento.
Molta più voce e molta più coralità nella scelta dei suoni, meno ondeggiamento e una notevole teatralità.
La ricercatezza è intelligenza, e la musica elettronica può essere estremamente ricercata e dunque intelligente, e non solo perché fa sudare meno rendendo felici le mamme di tutti i presenti.
Consideriamo il fact-checking sul titolo di questa serata, “Intelligent Dance Music”, smarcato con esito positivo.